Più Europa: la risposta giusta per un posizionamento geostrategico in un mondo in rinnovamento continuo
Era il 24 giugno del 2016 quando nel Regno Unito il popolo decise democraticamente di lasciare l'Unione Europea, "scegliendo l'impero", come abbiamo più volte indicato in queste rubriche.
In effetti alcuni politici - spariti nel frattempo dalla scena nazionale ed europea - hanno cercato di convincere i cittadini, con metodi populisti e con promesse impossibili da mantenere, che il futuro del Regno Unito era abbandonare la "strada della pace e della prosperità" per andare a caccia della posizione perduta di un passato ormai lontano, nel quale un insieme di nazioni regnava su un territorio dove “non tramontava mai il sole”.
Non dimentichiamoci neanche che, secondo le regole elettorali vigenti nel Regno Unito, i cittadini dell'Unione Europea (polacchi, francesi, tedeschi, italiani, e di tante altre nazionalità) non hanno potuto esprimersi per questo referendum, al contrario dei cittadini originari dei paesi del Commonwealth che potevano, invece, farlo.
Ma questa ormai è Storia. Adesso manca un anno alla definitiva uscita del Regno Unito dall’UE, ma si tratta di un paese membro che - vale sempre la pena ricordarlo - non è stato tra i paesi fondatori.
L'economia britannica ha subìto delle conseguenze negative, visto che ha rallentato. L'Eurozona invece si sta riprendendo e le prospettive di crescita economica continuano ad essere buone.
Non dimentichiamo di attirare l'attenzione sulla sorte di una Scozia che ha votato in maggioranza per restare nell'UE e quella delle due Irlanda che, dopo un faticoso processo di pace, rischiano di vedere di nuovo le frontiere richiuse fra i due paesi. Entrambi non sono elementi né positivi né rassicuranti per la Pace in Europa.
Ma l'uscita del Regno Unito non ha solo risvolti negativi, soprattutto in un contesto nel quale il terrorismo internazionale continua a colpire e a mietere vittime come il Colonello della gendarmeria francese Arnaud Beltrame che si è offerto al posto di altri ostaggi.
L'Uscita del Regno Unito dall'Unione Europea sta rendendo la questione della sicurezza e della difesa europea un tema sul quale si può ormai ragionare, senza più pregiudiziali né tabù, visto che i freni ad una maggiore integrazione e all'idea della difesa europea sono sempre venuti da Londra.
Ma attenzione. Anche lontano da casa nostra le cose si muovono. E in grande stile.
Con la ripresa economica, fattori come il ritorno di alcuni paesi occidentali sulla scena dei manifatturieri, desiderosi di misurarsi con la Germania e l'Italia (prima e seconda potenza manifatturiera d'Europa), e fattori come la globalizzazione, che continua sempre a farsi strada, aumentano i rischi di guerre commerciali - anche tra alleati. Ma c'è di più.
Dopo i numerosi test nucleari che hanno fatto trattenere il respiro al mondo intero, la recente notizia sul probabile incontro tra il Presidente degli Stati Uniti e il Presidente della Corea del Nord Kim Jong indica che nell’area c’è qualcosa di storico.
L'incontro tra il Presidente della Corea del Nord e il Presidente della Cina Xi Jinping - questo realmente avvenuto invece - non lascia nessun dubbio. Le grandi decisioni del mondo presente e le relative sfide politiche ed economiche di quello futuro, si sono spostati in Asia. Stiamo andando verso qualcosa di storico come la riunificazione delle due Coree? In Asia si stanno rielaborando degli equilibri geostrategici nuovi?
Rimane difficile fare delle previsioni, ma restano poche certezze.
Le sfide della crescita economica in casa, la lotta contro le ineguaglianze, la necessità di stimolare la crescita economica con ingenti finanziamenti in settori tradizionali e innovativi, ci impongono di agire velocemente.
L'obbligo di procedere rapidamente verso una difesa comune se vogliamo affrontare e vincere contro il terrorismo internazionale è un sogno del passato che - oggi - è diventato una scelta strategica vitale.
Ormai è irrinunciabile: la necessità di costituire una forza politica con un peso specifico politico importante tale da non farsi inghiottire in vicende geo strategiche troppo grandi per ogni singolo paese della "vecchia Europa".
Per questo motivo, al di là di tutti i cambiamenti e crisi politiche che possano verificarsi qui e là in tutti i paesi europei al livello degli stati nazione, l'Europa è e deve rimanere il nostro metro di misura per posizionarci correttamente a livello politico ed economico in questo mondo che continua a rinnovarsi continuamente e ad intervalli sempre più ridotti.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche