Imprenditorialità. Dopo le elezioni concentriamoci su quello che sappiamo fare bene
L'esito delle elezioni del 4 marzo 2018 ha lasciato un messaggio molto chiaro a tutte le forze politiche italiane. Nella scia di altri paesi europei, i cittadini hanno indicato - chiaramente - di volere un cambiamento profondo nella società.
Il PD Marche non ha mai cessato di evidenziare nelle sedi e nei tempi opportuni che esisteva - ed esiste - una "eccezione marchigiana" da proteggere e tutelare.
Sì, il mondo dell'imprenditorialità diffusa marchigiana ha contribuito al crollo dei voti del Partito Democratico.
La definizione “eccezione marchigiana” si basa sul fatto che si tratta di una regione della manifattura nel paese della manifattura, fortemente imprenditoriale, esportatrice, nella quale si produce di tutto, senza dimenticare i servizi e la presenza di numerose aziende creative.
Il crollo del voto da parte dell'imprenditorialità è stato un fulmine a ciel sereno? Forse.
Ma eravamo stati avvertiti.
La lunga crisi del 2008, durata praticamente 10 anni, non ha reso le cose facili. Ma le sofferenze provocate dalle imprese - che hanno dovuto chiudere i battenti - e quelle degli imprenditori - che hanno dovuto buttar via le realizzazioni e i sogni di una vita - non perdonano.
La crisi ha colpito talmente forte che il mondo "operaio contro padrone" è sparito e gli operai non sono più scesi in piazza. Volevano solo tornare nelle fabbriche, perché - come abbiamo detto più volte in questi anni - ciò che può restituire la dignità ai marchigiani è semplicemente un posto di lavoro.
Adesso bisogna aggiungere la possibilità di portare avanti o di creare la propria azienda.
Abbiamo criticato la mancanza di progettualità diffusa e di soluzioni per le quali siamo – invece – ancora in tempo se si sceglie e si decide di implementarle.
Il quadro politico attuale, che in realtà ha visto qualche perdente ma nessun vincitore, ci mette di fronte al rischio di una ingovernabilità che non fa bene al quadro economico e alla stabilizzazione della crescita.
Il PD Marche deve reagire. Ma soprattutto, e in questo momento storico, deve AGIRE e molto presto.
Abbiamo ancora le strutture adatte e siamo in grado di mettere a disposizione donne e uomini necessari per invertire la tendenza.
In un articolo di Giovanna Mancini apparso su “Il Sole 24 Ore” del 7 marzo 2018 – che informava dell’uscita della prima classifica dei marchi italiani – viene chiaramente indicato che “le imprese italiane scontano inoltre il limite dimensionale (e dunque economico-finanziario), che spesso frena gli investimenti sul fronte comunicazione”.
Come possiamo costatare, la protesta e il nuovo quadro di rischio ingovernabilità – che nella peggiore delle ipotesi potrebbe addirittura portarci verso nuove elezioni – non hanno risparmiato il trascinarci dietro ancora vecchie sfide, già esistenti da prima, come quelle della piccola dimensione delle nostre aziende.
L’innovazione in casa nostra (anche la digitalizzazione delle nostre aziende) rimane un punto dolente sul quale dobbiamo tuttora lavorare e che – purtroppo – alcuni degli imprenditori considerano ancora come un costo invece che un investimento.
Il rischio di ingovernabilità non ci toglie dalla responsabilità di agire per poter affrontare rapidamente anche altre sfide come passaggio generazionale, apertura alla finanza, provare una gestione famiglia/manager esterni, focalizzarsi sul proprio settore, distribuzione e brand.
La buona quotazione dei Marchi (Brand) del settore del lusso e dell’agroalimentare, indicata da Giovanna Mancini, infatti, rafforza la nostra convinzione di puntare rapidamente su questi ambiti che possono diventare settori portanti della nostra economia regionale con progetti di ampio respiro e finanziabili a livello europeo (Polo del Lusso Marchigiano, settore dell’Agroalimentare marchigiano).
Per quanto riguarda il PD Marche, abbiamo più volte indicato che si potrebbe tentare la strada del Centro di Imprenditorialità Diffusa (CID) come luogo di contaminazione tra le piccole e medie aziende marchigiane.
Un luogo nel quale dovrebbe essere possibile – finalmente – trovare soluzioni rapide alla volontà di crescita delle nostre imprese e alla loro capacità di conquista di un mercato interno di nuovo in moto, dopo la ripresa economica; un luogo nel quale soddisfare la volontà di internazionalizzazione al di là del continente europeo; un luogo nel quale le grandi imprese possono far vedere la strada alle piccole. Un luogo dal quale le Marche, regione della manifattura nel paese della manifattura, potrebbero dare l’esempio a tutta l’Italia di un modello di Rinascimento Industriale.
Il tempo non è ancora scaduto. Ci sono margini per poterci confrontare con una realtà che parla chiaro: lavoratori e operai rivogliono indietro la loro dignità e desiderano tornare negli uffici e nelle fabbriche, senza dimenticare tuttavia che per soddisfare questo desiderio bisogna guardare anche agli imprenditori marchigiani, che vogliono portare avanti le loro attività, in Italia, in Europa e nel Mondo.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche