Internazionalizzazione. Cerchiamo di raggiungere un mondo che non smette di correre
Il quadro internazionale di alcuni governi - che cercano di mettere in atto promesse elettorali aumentando i dazi (come negli Stati Uniti) o mostrando i muscoli con armi di nuova generazione per ottenere l’attenzione del mondo (come la Russia) oppure continuando test nucleari (come la Corea del Nord) - non ci deve ingannare.
Forse quello che viene dipinto come un gesto di follia ed il recente riavvicinamento con l’Amministrazione degli Stati Uniti possono far pensare ad una strategia precisa: guadagnare una posizione di forza in un contesto, che può essere giustificata dalla volontà di lanciarsi in eventuali negoziati per un clamoroso processo di riunificazione con la Corea del Sud. Chi lo sa?
Quello che ci resta da fare è di monitorare un mondo che si rinnova continuamente e ad intervalli sempre più ravvicinati.
Come PD Marche, dobbiamo interessarci a guardare e a capire sempre di più le evoluzioni delle Relazioni Internazionali in un mondo nel quale una nazione come l’Italia - fortemente industriale (seconda in Europa solo dietro la Germania) e fortemente esportatrice - ha degli interessi.
È vero che il nostro export è destinato principalmente verso l’Europa, ma dobbiamo estenderlo al mondo intero, poiché è nostro dovere cogliere le numerose opportunità che ci sono in giro, per il nostro paese e per le Marche.
In effetti, a guardarci bene e in modo più approfondito, non dobbiamo vedere il mondo semplicemente come un luogo pericoloso. Nonostante tutto, nonostante le crisi internazionali, l’export italiano è aumentato in maniera considerevole.
Se facciamo l’analisi oggettiva dati Istat dall’anno 2000 fino al 2017, l’export dell’Italia non si era mai attestato sopra i 100 miliardi di euro ogni trimestre (export Italia primo trimestre 2017: 108,8 miliardi; secondo trimestre: 114,4 miliardi; terzo trimestre: 107,4; quarto trimestre in attesa di consuntivo). Per quanto riguarda la nostra regione, l’export marchigiano ha raggiunto un aumento di quasi 4%.
I vari vincoli di un paese nel quale la popolazione anziana aumenta rapidamente, si fanno pochi figli e dove si continua ad ignorare il fatto che le donne devono essere inserite nel mondo del lavoro se vogliamo lanciare un processo di crescita rapida, ci impongono di andare a cercare la crescita economica e le risorse necessarie laddove si trovano.
E si potranno ottenere risultati positivi solo quando guarderemo e cercheremo di entrare in stretto contatto con un mondo che ha “fame di Made in Italy”, come il PD Marche ha più volte indicato.
Tuttavia, per le nostre imprese marchigiane, il processo di internazionalizzazione ha dei vincoli particolari da considerare e affrontare, tra i quali quelli legati alla piccola dimensione delle aziende.
Per il PD Marche, è necessario intervenire rapidamente con ogni mezzo per stimolare le imprese. Compresa la strada della diplomazia economica visto che, mentre la ripresa economica è arrivata e il mondo si “ingrandisce” sempre di più, le nostre imprese continuano a trascinarsi vecchi e nuovi problemi, vecchie e nuove sfide.
In una condizione nella quale il mercato interno si riprende molto lentamente, l’internazionalizzazione ha rappresentato un fattore di sopravvivenza per le imprese marchigiane.
Adesso - per queste ultime - da fattore di sopravvivenza diventa fattore altamente strategico e deve essere oggetto continuo di attenzione e di monitoraggio affinché si crei un modello marchigiano di sviluppo internazionale delle imprese stesse.
Un modello che deve segnare il successo delle imprese, degli imprenditori, ma sempre nel supremo interesse sia dei lavoratori, stanchi di una crisi infinita, sia in generale della promozione di uno sviluppo marchigiano senza fratture.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche