Europa: il luogo dove si gioca il destino di cittadini e imprese
Le elezioni del 4 Marzo 2018 passeranno alla Storia. Non solo perché aprono a quello che viene comunemente considerato l’avvio della “Terza Repubblica”, ma perché segnano anche una sconfitta netta per il nostro partito.
Questa sconfitta senza appello marca la fine di un percorso e l’inizio di un altro per un Partito Democratico che – tuttavia – è riuscito a far approvare leggi contenenti diritti che passeranno altrettanto alla Storia. Alla faccia di quelli che chiedevano di “fare cose di sinistra”. Senza dimenticare che, in tutti questi anni, il governo del PD ha contribuito in maniera decisiva ad assumere decisioni e a mettere in piedi misure che hanno fatto uscire il paese da una crisi profonda.
Ci siamo dimenticati che la crisi economica del 2008, nata negli Stati Uniti, è durata praticamente 10 anni?
Questo fenomeno non ha messo in crisi solo le banche e i debiti sovrani. Ha anche contribuito al crollo del mercato interno, al crollo dell’export. Tanto che nelle Marche abbiamo impiegato 7 anni per tornare ai livelli di export pre-crisi 2008.
Come se non bastasse, altri eventi catastrofici, come il terrorismo internazionale, il terremoto e i cambiamenti climatici, che provocano danni ormai in ogni stagione, non hanno reso le cose più facili.
Ma non ci sono scuse. Per il terremoto, le Marche avevano già un’esperienza pregressa e ben gestita che non può giustificare i ritardi che ci sono stati. C’erano meno soldi? Forse sì o forse no. Ma l’esperienza avrebbe dovuto portarci a gestire meglio l’emergenza e soprattutto ad anticipare alcune difficoltà, come quelle del tessuto imprenditoriale diffuso nella nostra regione.
Non ci sono scuse, perché sono mancate progettualità diffuse e di gran respiro in grado di portare idee, progetti, attività economiche e - di conseguenza - lavoro in una zona che lamentava difficoltà ben prima dell’arrivo della crisi del 2008 e ben prima del terremoto. Queste difficoltà rimangono.
I progetti europei devono diventare una base sulla quale dobbiamo appoggiarci per riportare a casa parte dei soldi con i quali l’Italia finanzia l’Unione Europea, soprattutto adesso che un membro finanziatore come il Regno Unito, a breve, lascerà l’Unione.
Tutti gridano al lavoro, ma molte formazioni politiche continuano ad ignorare le grida di chi il lavoro lo crea.
Su questa rubrica, il PD Marche ha più volte denunciato che è vero che gli italiani – da una parte – continuano a protestare ma che dimostrano - anche - una grande e profonda voglia di partecipare.
Con l’avvento delle crisi internazionali, il mondo è diventato un posto più pericoloso e “l’ombrello della NATO”, come serviva durante la Guerra Fredda, non è più il mezzo adatto – da solo – per garantire la nostra sicurezza. L’Europa di oggi e di domani per noi significa SICUREZZA.
Agli euroscettici e a quelli contrari alla moneta unica che vogliono guidare l’Italia e che hanno promesso quasi l’impossibile, ricevendo il voto legittimo dei cittadini, bisogna anche ricordare che per gli stessi imprenditori in crisi che li hanno votati il mercato europeo è il primo sul quale si affacciano per le loro esportazioni. Dal 2012 al 2016 le quote Export Marche verso l’Unione Europea sono state rispettivamente: 57,5% (2012); 58,4% (2013); 61,4% (2014); 61,8% (2015) 60,9%(2016). Le percentuali salgono se guardiamo alla Destinazione Continente Europa: 74,5% (2012); 73,4% (2013); 74,4% (2014); 73,3% (2015); 72,1% (2016).
L’Europa di oggi e di domani – quindi – per noi significa: LAVORO e CRESCITA.
Il PD in generale e il PD Marche in particolare hanno sempre promesso il difficile, ma mai l’impossibile. Governare non è facile e non è un gioco nel quale si fa a gara a chi la spara più alta, perché dopo le elezioni, le cose bisogna farle.
L’Italia è un paese nel quale in questa tornata elettorale si è giocato sulla paura, nel quale si è abusato – come mai prima d’ora – della fiducia degli elettori. Ma non dobbiamo nascondere che tra le cause ci siano state anche le numerose divisioni e le giustificate delusioni degli elettori.
Oggi l’Italia non è un paese con uno Stato snello che ci dovrebbe costare meno rispetto a quello che potevamo e dovevamo avere. Oggi il debito pubblico rimane alto e non è il momento di promettere tutto quello che ci porterebbe a ipotecare il futuro dei nostri figli. Tra tutti i problemi che ha il paese, l’ingovernabilità era quello che non dovevamo aggiungere ad una situazione già molto critica. Questa, ce la potevamo risparmiare.
Il paese ha una nuovissima classe dirigente. E non è la prima volta, alla faccia di quelli che dicono che in Italia non si cambia mai. Oggi rispetto al passato, non si può più fumare nei locali pubblici e le coppie possono decidere quello che vogliono fare della loro vita sentimentale. Il PD potrà sempre dire “io c’ero”.
Ricominciamo tutto da capo, sapendo e ricordando che siamo marchigiani, italiani ed europei e che possiamo tornare a raccontare la nostra regione, il nostro paese e l’Unione Europea stando con i piedi per terra, parlando della realtà e non della finzione, dei nostri sogni e delle nostre speranze.
Ma non dimentichiamo. l’Italia rimane un paese fondatore di quella Unione Europea nella quale si trova ben ancorato il destino dei cittadini marchigiani e di tutti gli Italiani. Ma vi rimane ben ancorato anche il destino degli imprenditori che hanno voluto – per questa volta – affidare le loro speranze a forze politiche diverse dal PD e antieuropeiste.
Mettiamoci al lavoro prima possibile.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche