Internazionalizzazione. Le tensioni sui mercati internazionali confermano: parte della salvezza sta all’estero
Mentre il PD Marche continua a segnalare l'importanza dello sbocco sui mercati esteri per le aziende marchigiane, arrivano i primi segnali ad indicarci il soffio di venti di guerra commerciale.
In effetti, il Presidente Donald Trump ha annunciato un aumento delle tariffe doganali su acciaio e alluminio, andando a colpire così le quote che vengono importate dagli Stati Uniti. I paesi colpiti sono loro partner tradizionali, tra i quali possiamo citare Canada, Brasile, Corea del Sud, Messico, Russia, ma anche Germania e Cina.
Le reazioni non si sono fatte attendere né da parte del Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, né da parte della Commissaria europea per il Commercio, Cecilia Malmström. Quest'ultima ha già annunciato la volontà di agire attraverso gli organi preposti dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, con sede a Ginevra, dalla quale gli Stati Uniti vogliono affrancarsi.
Per chi avesse ancora dubbi sulla necessità di avere l'Unione Europea come soggetto in grado di rappresentarci e di pesare sul mercato e sulle relazioni internazionali, questo ennesimo esempio dovrebbe far riflettere.
Nelle Marche quale lezione dobbiamo trarre da questi eventi?
La prima costatazione da fare è che gli Stati Uniti - non dimentichiamo - hanno oggi un imprenditore alla loro guida, si vogliono affermare come potenza commerciale e – come strategia generale – hanno cominciato a guardare alla riduzione dei deficit del commercio estero nei confronti dei loro partner.
La seconda costatazione è che l'espansione del commercio internazionale non sembra essere in pericolo. Anzi. Sembra che grandi paesi come gli Stati Uniti stiano puntando su una continua espansione del commercio mondiale e che la loro strategia sia quella di diventare una potenza manifatturiera, con la conseguenza che avranno poi bisogno di mercati da conquistare sui quali vendere i propri prodotti.
La terza costatazione - in casa nostra questa volta - è che questi eventi commerciali con effetto sul commercio internazionale sembrano solo indicare il lato negativo e non svegliarci per guardare al lato delle opportunità.
Il Made in Italy è un patrimonio riconosciuto nel mondo, ma che ancora non agisce con tutto il suo peso rispetto alla sua reputazione mondiale. Questa affermazione continua ad essere dimostrata dalle basse quote di export italiano verso il resto del mondo, in particolare se togliamo l'Unione Europea che rimane – per fortuna – il nostro primo mercato di sbocco (dell’export italiano e marchigiano) e contro la quale, tra l'altro, molte forze politiche - che dicono di lavorare per le imprese italiane - continuano ad augurare la fine.
L’internazionalizzazione delle imprese marchigiane deve rimanere un obiettivo strategico fisso del PD Marche.
Altre nuove e vecchie sfide da affrontare come la digitalizzazione, il passaggio generazionale, Industria 4.0, economia della condivisione ed economia circolare, la sfida della riconversione industriale nelle aree di crisi, l’apertura verso nuovi settori come quelli dell’aerospaziale, la scoperta ed il processo di finanziamento rapido di nuove aziende, e delle start up in particolare, non ci devono distrarre da questo obiettivo strategico: l’espansione internazionale delle imprese marchigiane.
Anzi, tutti questi elementi devono essere, d’ora in poi, affrontati contemporaneamente, specialmente se cominciamo a vivere e a vedere una ripresa economica che non ci deve cogliere né di sorpresa né trovarci – ancora una volta – impreparati. Da lunedì 5 marzo, dunque, si continua sulla strada prioritaria e strategica dell’internazionalizzazione.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche