Approvato il Manifesto in Direzione.
Si è svolta ieri sera la riunione della Direzione regionale del PD Marche in cui, oltre al bilancio di previsione, è stato approvato un Manifesto sul tema strategico della tutela del diritto alla salute dei marchigiani, il suo equo sviluppo, la sua inclusività, la qualità ed efficienza nella nostra regione. La Segretaria Chantal Bomprezzi non nasconde la soddisfazione per l’importante passo compiuto: “Questo manifesto traccia la rotta per la costruzione di un'alternativa seria e responsabile all'attuale governo di destra regionale”.
Contrapponendosi al populismo della destra, che dopo tre anni di governo sembra stare ancora all’opposizione, il PD Marche presenta quindi “un'operazione verità”, sottolineando le tante promesse non mantenute dal governo Meloni-Acquaroli: “Tagli alle risorse sanitarie, mancato abbattimento del tetto di spesa sul personale, affossamento del PNRR e riforme che hanno solo aumentato le poltrone e i costi senza alcun risultato concreto – sottolinea la Segretaria - sono scelte imputabili a questa destra che sono la causa del peggioramento ulteriore del servizio pubblico, già in profonda crisi. Un fallimento del modello Marche sbandierato dalla filiera di destra autocertificato dal commissariamento de facto all’assessore alla sanità, già pagato per occuparsi di sanità, con l’aggiunta di un sottosegretario, altrettanto pagato. La lettera degli 11 dirigenti di Torrette, un fiore all’occhiello delle Marche, la dice lunga su questa gestione scellerata che abbiamo denunciato con un comunicato congiunto insieme a molte forze progressiste, riformiste ed ecologiste: Movimento 5 Stelle, Verdi, + Europa, Sinistra Italiana, Socialisti e Dipende da Noi”.
Il Manifesto non è solo critico nei confronti di quanto si sta facendo ma offre ampio spazio alla strategia del PD per la costruzione dell’alternativa: “Il nostro documento – prosegue Bomprezzi - propone un approccio basato sulla razionalizzazione delle spese inutili e degli sprechi (moltiplicati dal Governo Acquaroli) con investimenti mirati che distinguano tra le varie necessità e che puntino sui servizi del territorio e sulla medicina di prossimità (vedi il virtuoso esempio dei CAU in Emilia Romagna per alleggerire i pronto soccorso per le prestazioni non gravi); una scommessa che si può vincere anche attuando il PNRR e non demolendolo come fatto dalla destra (che peraltro votò contro queste risorse a suo tempo). E ancora: la valorizzazione dell’integrazione tra sanitario e sociale, del personale, l’attenzione per la prevenzione, la ricerca e l’innovazione tecnologica”.
“Il Manifesto – tiene a precisare la Segretaria Dem - è il risultato di un metodo partecipativo e inclusivo che ha coinvolto l'intero PD Marche in questi mesi. A partire dall’assemblea regionale del 21 ottobre, alla presenza della Responsabile Salute e Sanità del PD nazionale Marina Sereni, abbiamo raccolto i contributi di parlamentari, consiglieri regionali, segretari provinciali, iscritti, amministratori e referenti delle aree tematiche, arricchendo il lavoro del tavolo sanità. Le sollecitazioni pervenute sono state ulteriormente rielaborate in ulteriori incontri del tavolo sanità allargato alla partecipazione del gruppo consiliare, dei segretari provinciali e della segreteria regionale. Si è lavorato insieme per elaborare un documento-cornice, che è solo l’inizio perché servirà il contributo di tutta la comunità Dem marchigiana per costruire la nostra proposta elettorale a partire da questi punti cardine”.
L'obiettivo del PD Marche è promuovere un'azione basata su tre C: Capillare, Coordinata e Competente: “Capillare perché il Manifesto dovrà raggiungere tutti i circoli, i non iscritti e le altre forze politiche. Coordinata, basandosi su punti fermi comuni per comunicare efficacemente un'alternativa chiara e coesa. Competente in quanto punterà ad instaurare un dialogo con gli operatori del settore per sviluppare proposte serie e concrete. Ringraziamo il tavolo sanità guidato da Claudio Maffei per il loro impegno nell'affrontare questo tema delicato e complesso” ha concluso la Segretaria del PD Marche.
Nella stessa giornata il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una proposta di legge promossa dal PD nazionale per innalzare al 7,5% la spesa sanitaria in rapporto al PIL e per cui un ringraziamento va all’impegno profuso dal Gruppo Consiliare.
Nel corso della direzione la Segretaria ha infine comunicato l’individuazione di Anna Casini come referente del nuovo tavolo di lavoro sull’Urbanistica del PD Marche e di Luisa Cecarini come referente regionale della Conferenza delle Donne democratiche, che sarà chiamata a guidare il percorso verso l’elezione della nuova Portavoce regionale.
PROPOSTA DI DOCUMENTO POLITICO ALLA DIREZIONE DEL PARTITO
DEMOCRATICO DELLE MARCHE SUL TEMA DELLA SANITÀ
La seguente proposta è frutto del prezioso e partecipato dibattito in assemblea regionale del
21 ottobre 2023 alla presenza della responsabile nazionale Salute e Sanità della segreteria del Partito
Democratico, on. Marina Sereni. Essa raccoglie il contributo ricco e plurale offerto, oltre che da
quest’ultima, anche dai componenti dell’assemblea regionale, dalla segreteria regionale, dai segretari
provinciali, dai parlamentari e consiglieri regionali, dalla federazione di Ascoli Piceno, dal gruppo di
lavoro Sanità, dal gruppo di lavoro sulla Transizione Digitale, dai referenti delle aree tematiche, ma
anche dai singoli componenti, amministratori locali, circoli, militanti.
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Premessa
Questo documento vuole essere il MANIFESTO di tutto il Partito Democratico della Marche
per affrontare al meglio il tema strategico della tutela del diritto alla salute dei marchigiani, il suo equo
sviluppo, la sua inclusività, qualità ed efficienza nella nostra regione. L’art. 32 identifica la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti
all’interno di un contesto di servizio pubblico. Per tutelare concretamente questo diritto serve un
impegno eccezionale della nostra comunità politica. Tale documento sarà altresì indispensabile nella
fase di riforme e di tagli avviati dall’attuale governo regionale e nel percorso di formazione di una
nuova proposta di strategia per le prossime elezioni regionali del 2025. Infine, obiettivo di questo
documento è anche quello di informare cittadini, amministratori e dirigenti politici su un tema tanto
sensibile quanto complesso, ridurre la distanza di “know how” tra cittadini, comunità politica locale
e apparato dirigenziale sanitario, fare della politica sanitaria non solo uno strumento di propaganda e
di pura ricerca del consenso ma piuttosto una occasione di analisi e ricerca per offrire una risposta
matura ai bisogni di salute delle persone. Con questa modalità, il nostro contributo potrà trasformarsi
in azione politica concreta ed efficace.
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Il contesto
La sanità nazionale e regionale stanno attraversando un terribile periodo di crisi testimoniato
da una lunga serie di fenomeni tra cui: la lunghezza delle liste di attesa, sia per gli accertamenti
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diagnostici che per le visite specialistiche e gli interventi chirurgici; il ricorso crescente a prestazioni a
pagamento; i tempi di attesa al Pronto Soccorso; la fuga dei professionisti dalle strutture pubbliche;
la scarsa attrattività di molti corsi di Laurea di area sanitaria; il ricorso ai medici delle Cooperative.
Nelle Marche, ai fenomeni sopraricordati se ne aggiungono altri specifici legati soprattutto alla
carenza storica, ma sempre più accentuata, di servizi territoriali, e alla ridondanza ed inefficienza della
rete ospedaliera, che non riesce a garantire un contenimento dei flussi di mobilità passiva. A ciò si
aggiungono i problemi legati al fenomeno dell’aumento dei costi di gestione (costi tecnologici,
energetici, farmaceutici, organizzativi), ben superiore alle risorse rese disponibili nel fondo sanitario
nazionale, che rende sempre più difficile offrire servizi di qualità ai cittadini.
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Le cause della crisi del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale
Le cause della crisi del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sono molte e complesse.
Sicuramente hanno pesato moltissimo il sottofinanziamento storico, la disastrosa programmazione
del personale (con l’aggiunta della imposizione di un tetto di spesa) e la inadeguata qualità della
programmazione e gestione da parte delle Regioni. La privatizzazione del SSN è un effetto dell’azione
di questi fattori oltre che una causa della crisi. Certamente rimuovere il peso di questi fattori è tutt’altro
che semplice e sarebbe sbagliato scaricarne il peso solo sull’attuale Governo nazionale e sui governi
regionali.
La sanità delle Marche, come la grandissima parte delle regioni, salvo poche e fragili eccezioni,
è caratterizzata e condizionata da alcuni elementi strutturali e storici che un tempo erano un vanto ed
oggi rischiano di essere una debolezza: una fitta e frammentata rete ospedaliera e una debole offerta
di tutti i servizi territoriali; la arretratezza dell’apparato tecnico-amministrativo-istituzionale (in
Emilia-Romagna la partenza del SSN dopo la L.833 del 1978 è stata lanciata dalla preesistenza dei
Consorzi, ad esempio, mentre da noi nelle Marche è stata una partenza “da fermo”); il livello socioeconomico
penalizzante rispetto alle Regioni più ricche.
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Il passaggio della Regione Marche al centrodestra: la breve vita delle menzogne
populiste della destra.
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La politica di razionalizzazione della rete ospedaliera imposta alle Regioni dai governi nazionali,
iniziata nelle Marche ai tempi della spending review del Governo Monti, non è stata adeguatamente
accompagnata da una comunicazione ai cittadini e da una condivisione con i professionisti che ne
attutisse l’impatto “emotivo”. La razionalizzazione dell’offerta ospedaliera con la riduzione delle
strutture per malati acuti non è stata contestuale ad una corrispondente crescita dei servizi territoriali
e del sistema dell’emergenza territoriale. In questo modo il centrosinistra si è trovato debole rispetto
alla aggressione populista che ha avuto buon gioco nel vincere solo con degli slogan ad effetto. In
più, la deriva nazionale verso destra non ha certo aiutato, mentre la strategia di comunicazione del
centrosinistra non è stata adeguata e/o adeguatamente supportata.
La politica di razionalizzazione della sanità nelle Marche non è frutto di una originale e parziale
visione del futuro concepita nella Regione. Essa è la mera e pedissequa applicazione del processo di
riforma imposto dal governo nazionale voluto da tutti i gruppi parlamentari. Non sono mai state
prodotte, nelle sedi istituzionali preposte, riforme sanitarie alternative da parte di singoli gruppi
parlamentari. Infatti, il decreto 70 (n.d.r.: decreto del 2015 intitolato “Regolamento recante
definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza
ospedaliera”), fu frutto di una convergenza di tutto il Parlamento, avviato nel tavolo tecnico istituito
dal governo Berlusconi e concluso dai successivi governi tecnici per fare fronte alle difficoltà e per
razionalizzare le spese sanitarie; non è il frutto di una sola parte politica e non è stato successivamente
modificato.
Le proposte populiste e salvifiche del governo Acquaroli in campagna elettorale (su punti
nascita, nuovi ospedali, nuovi servizi) si scontreranno presto con la realtà cui il governo nazionale
Meloni lo ricondurrà con scelte in netta contrapposizione.
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Una valutazione sul governo della sanità regionale da parte della Giunta Acquaroli
Al netto della poca dignitosa bagarre sulla sfiducia/fiducia all’assessore Saltamartini e su alcune
deleghe Assessorili, a partire da quella della sanità, culminata con il suo commissariamento de facto
con la nomina a sottosegretario del dott. Salvi ex primario del pronto soccorso dell’ospedale regionale
di Torrette, vanno sottolineate alcune delle criticità irrisolte e anzi in via di peggioramento della sanità
regionale a causa delle politiche messe in campo dal Governo Acquaroli:
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• tutte le principali criticità che i cittadini e gli operatori soffrono (liste di attesa sia per le
prestazioni ambulatoriali che per quelle di ricovero, necessità di ricorrere al privato a pagamento,
mobilità passiva, carenza di servizi territoriali, intasamento dei Pronto Soccorso, fuga dei
professionisti, disaffezione dei professionisti verso la sanità pubblica, crisi della medicina territoriale
e quindi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e forti carenze di personale)
sono in via di peggioramento e non sono oggetto di una progettualità riconoscibile;
• la soppressione dell’ASUR con la creazione di 5 nuove Aziende ha aumentato i costi, non
ha portato a sostanziali modifiche nell’apparato manageriale, ha lasciato un vuoto gestionale che
rasenta l’incredibile in tempi di crisi come questi (l’Area Vasta 3 non ha a tutt’oggi un Direttore per
indicazione politica della Giunta che voleva un “suo” Direttore Generale, seppur privo dei necessari
requisiti) e non ha prodotto nessun risultato unico reale;
• la progettualità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha portato a scelte
incomprensibili e poco chiare, al punto che nulla si sa su quali saranno le strutture che effettivamente
saranno operative a operazione completata tenuto conto di quelle che c’erano, di quelle che erano
state previste ma non sono ancora operative e di quelle volute dalla Giunta alla luce del
ridimensionamento che il Governo ha previsto rispetto al programma iniziale. L’analisi di dettaglio
del programma iniziale evidenza in ogni caso disomogeneità e incoerenze che lo rendono
inaccettabile;
• il Piano Socio Sanitario Regionale 2023-2025 è un assemblaggio di promesse irrealizzabili
e di scelte contro gli atti nazionali di indirizzo. Pur in presenza di un sottofinanziamento che il
Governo Meloni non intende rivedere, e senza rimuovere il tetto di spesa sul personale, si prevede
nel Piano sia un potenziamento di tutti i servizi territoriali che il mantenimento di tutta la attuale rete
ospedaliera, senza avervi previsto le risorse e il personale per poterlo fronteggiare. Un particolare
spazio trovano nel Piano e nel Programma di Edilizia Sanitaria gli investimenti su alcune piccole
strutture ospedaliere nei bacini elettorali di interesse per alcuni Assessori, investimenti che si
scontrano sia con gli atti di indirizzo nazionale che con le difficoltà che affliggono gli ospedali
“maggiori”;
• mancato aggiornamento del Piano del Fabbisogno per aumentare i posti convenzionati
nelle strutture per anziani. Il suddetto piano è fermo dal 2017 ed è uno strumento inclusivo per dare
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un servizio alla popolazione anziana che non può permettersi il ricovero presso strutture private,
avendo cosi un peggioramento per ciò che riguarda la loro qualità di vita e di quella dei loro familiari.
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Il cammino del PD per una tutela della sanità Pubblica. Acquisire consapevolezza
attraverso l’informazione ed il confronto costanti.
Per ripartire il PD deve alzare il livello di giusta consapevolezza della comunità politica
marchigiana. Per farlo ha bisogno del contributo consapevole e professionale dei tecnici e degli
operatori sanitarti, e soprattutto non può prescindere da alcune ineludibili riflessioni generali sul
rapporto tra politica e sanità. Tale confronto si basa su alcuni ineludibili propositi:
• la complessità del sistema salute richiede una grande crescita culturale sia della politica che
dell’apparato tecnico-manageriale che lo sostiene: le semplificazioni vanno bene per prendere voti,
vanno malissimo per migliorare la salute dei cittadini;
• non si può governare la sanità senza una stretta integrazione tra competenza politica,
ovvero gli organi politico elettivi, e la parte burocratico manageriale amministrativa. Il rispetto del
principio di distinzione delle competenze richiede una grande crescita culturale, professionale e
politica, di entrambe le parti.
• il rapporto tra le due parti ed il mondo delle professioni e degli operatori deve essere stretto
e alimentato da un continuo confronto;
• il rapporto con i Comitati di tutela che rappresentano i cittadini e con i Sindacati debbono
essere stretti e continui perché ci sia una condivisione delle priorità e dei criteri di scelta tra le diverse
opzioni;
• i manager e i dirigenti vanno selezionati per la loro competenza, non per la loro fedeltà;
• la comunicazione deve essere presidiata in tutte le sue forme e in tutte le direzioni;
• la ricerca di luoghi e forme istituzionalizzati di confronto con i territori è fondamentale per
affrontare il lungo ed ineludibile processo di riforma e riorganizzazione di un servizio pubblico
munito di presidio costituzionale.
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Linee di indirizzo per la definizione di proposte di tutela del servizio pubblico sanitario
regionale:
• la tutela della salute richiede di bilanciare le risorse e l’attenzione tra i vari macrolivelli
assistenziali; pertanto, la prevenzione, l’assistenza distrettuale, l’assistenza socio-sanitaria, l’emergenza
territoriale e l’assistenza ospedaliera sono macrolivelli strategici che devono coesistere in equilibrio.
• nelle Marche, dal punto di vista della struttura dell’offerta, vi è una doppia priorità: la prima
è rappresentata dal riequilibrio complessivo dell’offerta di servizi tra i diversi territori e la seconda è
rappresentata dalla razionalizzazione della rete ospedaliera di primo livello rispetto alla quale va
applicato quanto previsto dal DM 70 del 2015 e le sue successive modifiche;
• per gli ospedali di area disagiata va prevista una caratterizzazione specifica come ospedali a
forte valenza territoriale (ospedali di comunità e case della salute) e come avamposti della ospedalità
di risposta alla cronicità assicurando al contempo le adeguate e tempestive risposte per emergenza
sanitaria;
• la revisione della emergenza territoriale potrebbe essere fatta in base al “nuovo” modello
della Regione Emilia-Romagna che prevede la creazione dei Centri di Assistenza Urgenza (CAU) con
il coinvolgimento dei medici della Continuità Assistenziale;
• va ricollocato al centro della programmazione regionale il ruolo delle attività di prevenzione
e promozione della salute che, sulla base del Piano Regionale della Prevenzione 2021-2025, puntando
a raggiungere per questo macrolivello assistenziale il 5% del Fondo Sanitario Regionale;
• una particolare attenzione andrà posta alle attività di tutela della salute dei lavoratori, che
da sempre caratterizzano una sanità “di sinistra”, e agli screening oncologici che hanno subito una
forte battuta d’arresto con la pandemia;
• va dato spazio alle progettualità nell’area dei servizi territoriali con un approfondimento di
tutte le tematiche riguardanti le fragilità. Occorre aprire dossier sugli anziani e temi collegati
(residenzialità e relativo aggiornamento del piano del fabbisogno, demenze, ecc.), sulla salute mentale
a tutte le età, ecc.;
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• va impostato un progetto specifico per le aree interne all’interno del quale dare priorità
nella operatività delle strutture e delle azioni previste dal PNRR;
• va impostato un progetto non velleitario per le liste di attesa nell’area delle prestazioni
ambulatoriali che ad esempio rilanci i percorsi di presa in carico dei pazienti cronici, riprenda il tema
della appropriatezza delle prescrizioni, dia priorità ai controlli dei pazienti oncologici, ecc.;
• va impostato un progetto per mettere in rete le chirurgie separando i percorsi delle urgenze
da quelli delle prestazioni programmate e all’interno di queste ultime tra quelle complesse e quelle
gestibili a livello di ricovero breve. In questo progetto diviene strategico il ruolo degli ospedali
territoriali (case della salute o case di comunità) che diventano i centri delle prestazioni specialistiche
programmate oltre che della cura dei malati cronici e della riabilitazione.
• per affrontare i problemi servono i dati e le informazioni. Va dunque fatto un investimento
importante sul sistema informativo sanitario e sul ruolo della epidemiologia;
• va ridata centralità al tema della efficienza a tutti i livelli e in tutti gli ambiti del Servizio
Sanitario Regionale in modo che la lotta agli sprechi e alle diseconomie finanzi la crescita del sistema.
A titolo di esempio vanno perseguiti l’efficientamento degli ospedali a partire dalle aree a maggior
impegno tecnologico come i blocchi operatori e le “macchine pesanti” e la razionalizzazione della
spesa farmaceutica al cui interno enfatizzare l’importanza dell’appropriato uso degli antibiotici;
• va spinta molto ogni forma di innovazione organizzativa che valorizzi il contributo delle
“nuove” professioni a partire da quella degli infermieri, favorendo ad esempio il ruolo degli infermieri
di famiglia e prevedendo un adeguato numero di posizioni dirigenziali a questi professionisti;
• va ridata vitalità al contributo dei Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di Libera Scelta
sfruttando la grande occasione delle Case e degli ospedali della Comunità;
• il rapporto con i privati, ovvero con gli erogatori privati di servizi sanitari e socio-sanitari
per conto del sistema pubblico, va rivisto con il preciso intento di favorirne l’integrazione e di
limitarne al massimo la concorrenza con la componente pubblica a gestione diretta;
• va fatto un progetto che ridefinisca e valorizzi il ruolo dell’INRCA nelle politiche regionali
di tutela della salute della popolazione anziana;
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• va fatta una analisi critica dei Programmi di Edilizia Sanitaria della Giunta di centro-destra
e all’interno di questo della parte relativa ai fondi del PNRR per le Case della Comunità e gli Ospedali
di Comunità in modo da evidenziarne le debolezze e le possibili contromisure;
• va ridefinito e valorizzato il ruolo delle Università della Regione a supporto della attività di
formazione, ricerca e innovazione che dovranno accompagnare l’evoluzione del Servizio Sanitario
Regionale e all’interno di questo processo occorre rivalutare il ruolo della Azienda Ospedaliero-
Universitaria delle Marche;
• va messo sotto stretta osservazione l’impatto della riforma voluta dal centro-destra con la
creazione delle 5 Aziende Sanitarie Territoriali in modo da elaborare una eventuale ipotesi alternativa.
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Un impegno concreto per potenziare i servizi territoriali, la prevenzione, l’integrazione
tra i servi sanitari e socio assistenziali.
Non esiste un piano concreto di potenziamento e valorizzazione dei servizi territoriali.
Anche nel nuovo Piano Socio-sanitario, approvato ad agosto, i servizi territoriali vengono tutti
sottovalutati. I servizi per la salute mentale, i consultori, la neuropsichiatria infantile, le dipendenze
patologiche e demenze sono ignorate. Eppure sono tutti servizi essenziali per cui si dovrebbe
potenziare, e di molto, la dotazione di personale.
Per quanto riguarda il tema della non-autosufficienza, il Piano non propone correttivi alle
criticità del sistema della residenzialità e semi residenzialità sociosanitaria: sottofinanziamento;
disomogenea distribuzione territoriale; rette eccessivamente alte in carico all’utente in violazione della
normativa nazionale sui LEA sociosanitari; mancanza di un vero atto di fabbisogno; assenza di
una nuova regolamentazione del Fondo di Solidarietà per sostenere in forma diretta gli utenti
incapienti, ospiti di strutture sociosanitarie.
C’è poi il tema importantissimo della salute mentale, su cui il Gruppo del Partito Democratico,
in questi anni, ha proposto mozioni e interrogazioni per sollecitare la Giunta ad agire, a fare qualcosa.
Nel dicembre 2021 era stata anche approvata una Risoluzione all'unanimità. Ma la gran parte degli
impegni assunti sono rimasti sulla carta e non sono rispettati: l'innalzamento della spesa al 3.5% in
linea con la media nazionale, la previsione di specifici fondi per la presa in carico, l'implementazione
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di centri diurni per ogni centro di salute mentale, il rafforzamento della pianta organica relativamente
ad operatori e specialisti del settore.
Nulla si prevede su come ampliare l'offerta di servizi a favore di bambini e adolescenti visto
che, nelle Marche, ci sono due sole strutture attive residenziali con centinaia di ragazzi in lista di attesa.
Sui consultori, non esiste alcuna mappatura che possa verificare quante strutture siano
complete di tutte le figure previste dalla normativa, non c'è alcuna previsione di potenziamento degli
organici. Non si prevede neanche di rivedere i parametri organizzativi ormai ampiamente obsoleti.
Solo il 36% degli attuali consultori possono definirsi tali perché possono contare su almeno 4 figure
professionali delle 5 previste.
Dati recenti indicano circa 2.500 persone in lista per un posto nelle residenze per anziani. C'è
un progressivo invecchiamento della popolazione marchigiana ma non si prevedono interventi
conseguenti in termini di potenziamento dell'assistenza territoriale: l'INRCA, nel Piano, è relegato in
uno spazio minimo in fondo all'allegato statistico ed oggi c'è il rischio concreto di uno slittamento di
ulteriori diversi anni del nuovo INRCA ad Ancona Sud.
Stessa domanda per le demenze per cui non si conoscono lo stato dell'offerta e gli impegni che
si intendono assumere nel triennio.
Le Unità Multidisciplinari sono il perno del sistema di accoglienza, valutazione e presa in
carico. Ma devono essere messe nelle condizioni di poter operare. E in particolare per le UMEE, la
situazione è molto preoccupante: a fronte di un aumento della richiesta di interventi, si sta verificando
una progressiva riduzione degli operatori che comporta notevoli ritardi, diagnosi intempestive e
spesso impossibilità di accedere alle cure o ai benefici previsti dalla legge.
Ciò comporta un grave pregiudizio per i minori e le loro famiglie: subiscono ritardi nella
valutazione, che rappresenta il primo passo per avviare un percorso di integrazione sia a scuola che
negli altri contesti di vita. Ma risposte su questi enormi problemi non se ne danno.
OCCORRE pertanto:
- promuovere servizi sociali e sanitari integrati a sostegno della domiciliarità;
- incentivare la collaborazione tra servizi sociali e sanitari;
- incrementare la dotazione di personale dei Consultori, Servizi di Salute Mentale, UMEE;
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- rivedere i parametri organizzativi dei consultori;
- potenziare i servizi di valutazione e presa in carico.
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Sanità digitale per un servizio sanitario regionale più efficace, trasparente, inclusivo,
accessibile ai cittadini.
L’applicazione delle procedure di digitalizzazione in ambito sanitario può e deve produrre una
maggiore efficienza ed il miglioramento della qualità dei servizi. È necessaria però una visione e una
strategia complessiva che guidi l’evoluzione digitale di tutto il Sistema Sanitario Regionale.
Purtroppo, l’attuale Giunta Regionale non sembra avere alcuna visione strategica. La
frammentazione dell’ASUR in cinque AST ha comportato l’aumento dei costi e numerose
problematiche tecniche ed economiche nella gestione dei sistemi unitari sanitari e gestionali (ARCA,
AREAS), che ora sono stati moltiplicati per cinque.
Il PSSR presenta, tra le già numerose lacune, l’assenza di un piano specifico di eHealth che dovrebbe
inserirsi armonicamente negli investimenti in atto a valere sul PNRR.
Proprio grazie al PNRR la Regione Marche ha a disposizione, per interventi in ambito ICT, i
seguenti fondi: 32 milioni per la realizzazione dei sistemi informativi per le aziende ospedaliere di
Ancona, Pesaro e altre strutture; 27,5 milioni per l’ammodernamento del parco tecnologico; 6 milioni
per l’aggiornamento del Fascicolo Sanitario Elettronico; 6 milioni per la Telemedicina.
Tali risorse, solo in presenza di opportuna visione e coordinamento, potrebbero essere
utilizzate per:
• potenziare la rete informatica per connettere razionalmente, tutti i sistemi informativi degli
ospedali di rete e gli ospedali e le case di comunità, rendendo quindi effettivamente “funzionali”,
anche grazie alla telemedicina, le Centrali Operative Territoriali;
• potenziare e rendere più efficienti gli attuali sistemi “UNICI” regionali al fine di offrire:
o un servizio di diagnostica per immagini che, grazie all’integrazione dei diversi PACS
(sistema di archiviazione di immagini diagnostiche) consenta la condivisione tra più specialisti.
o un servizio di analisi cliniche che consenta il prelievo diffuso sul territorio e che smisti poi
i campioni in maniera razionale tra i diversi centri di analisi in base alle competenze e capacità
di lavorazione;
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o il fascicolo sanitario elettronico ricco e completo di tutte le informazioni previste dalla
normativa e facilmente accessibile ed usabile dal cittadino e dai soggetti preposti per tutti i
servizi sanitari, dalla prenotazione delle prestazioni all’erogazione delle stesse.
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Propositi di lavoro nel partito:
il PD si propone di raccogliere alcune sue proposte di lavoro per il futuro.
In particolare:
• costituire un “Centro Studi” virtuale sul sistema socio-sanitario che produca aggiornamenti,
documenti e approfondimenti;
• dotarsi di una “Consulta della sanità” con rappresentanti dei Comitati di tutela e in generale
di rappresentanti dei cittadini;
• dotarsi di una sorta di “Comitato tecnico” con componenti di tutte le aree (prevenzione,
territorio, ospedali, emergenza territoriale, ecc.);
• potenziare la campagna di comunicazione di denuncia della scellerata politica sanitaria di
questa Giunta regionale;
• incentivare il coinvolgimento delle federazioni e dei circoli.
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Il contributo della Federazione di Ascoli Piceno (allegato A)
Prezioso il documento approvato dalla direzione provinciale il 1 agosto 2023 dopo la
consultazione nei circoli.
Esso si intende qui integralmente recepito per l’accurata analisi e le annesse proposte.