di Anna Rosa Cianci
Il processo contro Ilaria Salis si apre fra qualche ora a Budapest, esattamente quarantotto ore dopo il Giorno della Memoria, dedicato alle vittime dell'Olocausto. A Budapest Ilaria è difesa dall'avvocato György Magyar, con alle spalle una lunga storia di attivista per i diritti civili. Si tratta di un'udienza tecnica a porte aperte, dove, come già anticipato dall’ANSA, il pubblico ministero ungherese chiederà per la Salis, trattata come una terrorista, la condanna a undici anni di carcere e lei si dichiarerà innocente. Sono presenti la famiglia e rappresentanti del corpo diplomatico italiano. Ilaria, monzese di origini sarde, di 39 anni, insegnante a Milano, è da un anno detenuta nel carcere di Budapest, in attesa di giudizio. Lei è stata arrestata l’11 febbraio 2023 con l’accusa di aggressione nei danni a due manifestanti mentre partecipava a una manifestazione in risposta al Tag der Ehre, un raduno di gruppi neonazisti, non solo ungheresi ma anche polacchi e tedeschi, che si svolge ogni anno a Budapest. Il Tag der Ehre celebra il Giorno dell’Onore , una manifestazione annuale non autorizzata, ma purtroppo tollerata dal governo di Viktor Orban, in memoria dei caduti della Wermacht e SS durante la seconda guerra mondiale. Durante questa illegale celebrazione alle persone migranti viene consigliato di restare in casa durante la manifestazione neonazista, per evitare il rischio di attacchi xenofobi. I magistrati la accusano anche di far parte di Hammerbande, il movimento tedesco che si propone di "assaltare i militanti fascisti". Lei, però, ha sempre negato tutte le accuse. Il padre della giovane donna parla dell’assurdità delle contestazioni e chiede che l’opinione pubblica sappia come realmente siano andate le cose.
La senatrice Ilaria Cucchi ha invitato il padre della maestra in Senato per una conferenza stampa e per porre all’attenzione dell’opinione pubblica le condizioni disumane di detenzione di sua figlia, della sua sorte e chiedere al Governo un intervento a favore della nostra concittadina. La sua carcerazione è un inferno: privata dei più elementari diritti umani come l’igiene personale e la comunicazione con i propri famigliari, vive in un luogo angusto al limite della sopravvivenza. Per sei mesi non ha potuto vedere e né sentire la sua famiglia. Attualmente può parlare con essa settanta minuti a settimana. Dopo l’arresto Ilaria è stata portata in questura dove sono stati sequestrati i suoi vestiti, dandole in cambio abiti sporchi di altre persone e un paio di stivaletti usati con tacco a spillo, nemmeno della sua taglia. Cosi abbigliata ha dovuto presentarsi alla udienza di convalida. E’ stata chiusa in una cella di tre metri quadrati, in isolamento, senza cambi di vestiti, senza assorbenti, senza contatti con l'esterno.
Il primo pacco con abiti e biancheria puliti le è stato consegnato dopo circa un mese e mezzo dall’arresto. Il primo interrogatorio è stato fatto il 28 febbraio 2023 senza la presenza di avvocato e interprete. Ha dormito su un materasso pieno di zecche in un ambiente popolato da scarafaggi e topi. Una lettera dell'imputata nei mesi scorsi aveva descritto le dure condizioni di detenzione in un regime carcerario assimilabile, spiega l'avvocato difensore Eugenio Losco, a quello di massima sicurezza italiano.
Le sue condizioni detentive sono disumane e minano la sua persona sia dal punto di vista mentale e sia fisico. Le Autorità magiare non spiegano il perché di tale trattamento. In Ungheria, purtroppo, pur essendo un Paese della Unione Europea vige un regime semi-autoritario, guidato dal governo di estrema destra del premier Viktor Orban che e stato già condannato dalla Corte europea per gravi violazioni dei diritti dei carcerati . L’ Ungheria è finita al centro delle polemiche per questioni legate al rispetto dello stato di diritto.
Tutto cio che sta succedendo a Ilaria ha dell’incredibile. E’ stata promossa una raccolta firme su change.org. che ha superato 30mila adesioni per chiedere di trasferire Ilaria Salis in Italia. Il sindaco di Monza di è messo a disposizione per fare da tramite con il Ministero degli Esteri e altre Istituzioni utili alla causa. Morgan e Pippo Civati, ex studenti dello stesso liceo Zucchi frequentato da Ilaria, si stanno attivando per ottenere la sua libertà.
Zerocalcare ha realizzato un racconto dei suoi, di quelli che vanno dritti: si intitola «In fondo al pozzo». Nel fumetto, pubblicato sulla rivista Internazionale, racconta il coraggio di chi si assume la responsabilità di prendere una posizione: «Meritano rispetto i dubbi e l'irrequietezza di tutti quelli che, di fronte all'ingiustizia, cercano il loro modo di stare dalla parte giusta della Storia. Chi invece si sente tranquillo e pieno di certezze, da che parte della Storia sta?».
Ilaria Salis, come innanzi scritto, è difesa da György Magyar, uno dei più noti avvocati penalisti ungheresi, oltre che attivista per i diritti civili e più volte impegnato in politica a Budapest. Lui riferisce che la donna è accusata di aver tentato di ferire tre persone, causando loro lesioni personali, cosa che, secondo l’accusa, ha commesso da appartenente a un’organizzazione criminale. Secondo la Procura ungherese le ferite non erano gravi, ma potenzialmente mortali. La pena per reati che mettono in pericolo la vita è elevata e qui la situazione della donna è ulteriormente aggravata dalla accusa di coinvolgimento in un’organizzazione criminale, motivo per cui la procura ha proposto una punizione così severa. Non è stato dimostrato che Salis abbia commesso questi crimini, non vi era alcuna possibilità che le lesioni fossero mortali e non c’è alcuna organizzazione criminale coinvolta. Eppure, rischia una condanna pesante. Dopo la conferenza organizzata da Ilaria Cucchi e l’intervento del padre della Salis alla trasmissione di La7 “Piazza pulita”, finalmente la diplomazia ha cominciato a muoversi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles del 22 gennaio 2024, ha dichiarato di aver sollevato la questione con il collega magiaro, chiedendo che venga riservato alla maestra monzese un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona ed eventualmente, trovare soluzioni alternative alla detenzione in carcere come quella degli gli arresti domiciliari.
Oltre a denunciare le condizioni disumane in cui Ilaria vive, la famiglia chiede che il Governo italiano si adoperi per il rimpatrio della figlia, affinché possa attendere in Italia, in condizioni dignitose, lo sviluppo della faccenda giudiziaria.
I legali difensori italiani, Eugenio Loasco e Mauro Straini, hanno detto di non essere a conoscenza di trattative diplomatiche, ma hanno confermato che l’obiettivo è sempre stato quello di riportare Ilaria a casa.
Il governo Meloni, nella figura del ministro della giustizia Carlo Nordio, ha incontrato il padre Roberto Salis il 19 gennaio 2024.
Al centro della riunione si è parlato delle strategie da mettere in campo per ottenere il trasferimento di Ilaria nel nostro Paese durante la carcerazione preventiva. Sono state fatte alcune ipotesi di lavoro assieme a Nordio e ad alcuni tecnici del ministero che Salis tiene a riserbo. L'idea della famiglia è quella di spingere per cambiare la misura cautelare del carcere in attesa della sentenza perché i tempi dei procedimenti in Ungheria possono essere lunghi se si dovessero affrontare i tre gradi di giudizio. Secondo la difesa, il caso è stato gestito in modo sproporzionato: gli aggrediti sono stati dimessi dall'ospedale con prognosi, rispettivamente, di cinque e otto giorni. Con questi parametri, in Italia si agisce con la querela di parte perché si possa avviare un procedimento. Gli stessi hanno promesso di vendicarsi in strada. «Per tre mesi sono stata la compagna di cella di Ilaria Salis. Topi, piccioni, cimici, catene, maltrattamenti e botte, lì dentro abbiamo visto di tutto, e un posto fuori dal mondo pieno di cose storte. E lei ha paura di restarci per sempre». Carmen Giorgio, 43 anni, bresciana, dal carcere di massima sicurezza di Bucarest in cui e rinchiusa anche la maestra antifascista di 39 anni, e uscita da poco con una condanna e un foglio di via. “Riportare in Italia Ilaria Salis e sottrarla alle condizioni di carcerazione estrema cui e sottoposta in Ungheria”. Questa la richiesta contenuta in una lettera aperta indirizzata al ministro Antonio Tajani e inviata dagli europarlamentari del Partito democratico insieme ai colleghi del Movimento Cinque Stelle, Italia Viva, + Europa e al Partito dei Verdi di cui primi firmatari sono Brando Benifei, capodelegazione eurodeputati Pd, e Massimiliano Smeriglio (S&D). Si sono mobilitati anche i parlamentari italiani tra cui Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi-Sinistra) e Lia Quartapelle (Pd), Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Benedetto Della Vedova di +Europa. Ancora più ampio il movimento d'opinione su media e reti sociali. Le buone relazioni tra la leader di Fratelli d'Italia e il premier magiaro Viktor Orbán potrebbero diventare un elemento cruciale nel complicato caso, che si pone all'intersezione tra diritto nazionale e normative europee, e mette in risalto l'ampia discrezionalità lasciata agli Stati dagli accordi continentali.
L’ Ungheria è uno Stato che appartiene all’ Unione europea ed è quindi soggetta all’osservanza dei dispositivi normativi europei. Per quanto la pena, in particolare quella detentiva, nella sua concreta esecuzione, immette la persona in un sistema coercitivo sottoponendola a limiti che comprimono alcune delle sue principali prerogative, tra cui in primis la libertà di movimento, riducendo “lo spazio” entro cui può trovare sviluppo la sua personalità, l’elaborazione giuridico-sociale dell’ultimo secolo ha eretto dei significativi argini alla sua naturale brutalità. L’ attuale patrimonio costituzionale europeo si basa sul principio secondo cui è fatto divieto di prevedere ed eseguire pene che offendano la dignità della persona in vinculis; divieto inderogabile che determina la messa al bando delle pene corporali e delle altre misure che comportino un eccessivo contenuto di sofferenza fisica e psicologica nonché il divieto di tortura e trattamenti inumani, degradanti e umilianti che causano grave sofferenza psico-fisica. Il principio di “umanizzazione”, nel momento di esecuzione della pena, non deve mai mancare e vanno tutelati in ogni caso i diritti inviolabili, anche nella particolarissima condizione di restrizione detentiva. Le differenti tipologie sanzionatorie devono sempre rivelarsi compatibili con il rispetto della dignità della persona. Nel nostro ordinamento giuridico, al pari che negli ordinamenti degli altri Stati europei, seppur con gradazioni differenti, vige il principio secondo cui, per garantire i diritti fondamentali, è necessario che la pena incida soltanto su alcune componenti della libertà del detenuto, consentendo per il resto alla personalità di quest’ultimo di svilupparsi coerentemente con l’esercizio dei diritti di cui è titolare. In tutti gli ordinamenti europei è sancito il principio del riconoscimento e della tutela dei diritti fondamentali, definiti come inviolabili (art. 2 Cost.); il rispetto di tali diritti, infatti, costituisce la condicio sine qua non sia per l’ammissione di nuovi Stati membri all’Unione europea (articoli 2 e 49 TUE), sia per l’appartenenza al Consiglio d’Europa, sia per l’adesione di uno Stato alla CEDU. Il divieto di infliggere trattamenti contrari al senso di umanità, emerge inequivocabilmente dagli atti europei di carattere costituzionale e “pseudo-costituzionale” quali le Costituzioni nazionali, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nonché dalle più importanti Convenzioni internazionali in materia di diritti umani, tra cui principalmente il Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite del 1966, la Convenzione americana sui diritti umani del 1969 e la Convenzione di New York contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 1984. È una vera e propria norma di diritto internazionale consuetudinario a cui deve riconoscersi il rango più elevato e di ius cogens, cioè quello della tutela dei diritti. Gli artt. 3 e 4 della più recente Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (da ora CDFUE) sanciscono un inderogabile divieto di trattamenti inumani e degradanti; unitamente all’art. 1 CDFUE che ribadisce l’inviolabilità della dignità umana. Il valore della dignità umana di ogni individuo deve essere il presupposto fondante per la protezione di tutti (o quasi tutti) i diritti umani. Inoltre, tra diritti umani e dignità umana la corrispondenza è biunivoca, e inequivocabilmente rappresentano i pilastri fondativi della modernità giuridica europea. La politica carceraria dell’Unione europea si rifà al principio personalistico rieducativo della pena ed al valore della dignità della persona detenuta un ruolo cruciale. A tutt’oggi però persistono criticità che ostacolano la piena attuazione di questi diritti inderogabili. L’ Ungheria è un Paese della UE, dove sotto il governo di Viktor Orban, sta vivendo la deriva politica dell’ultradestra e la messa in discussione dei principi fondamentali della democrazia. Nel mese di maggio 2023, il Parlamento europeo ha fatto il punto sull’ulteriore peggioramento dello Stato di diritto in Ungheria. I deputati europei hanno ripetutamente espresso forti preoccupazioni sullo stato dei valori europei in Ungheria, che si sono ulteriormente deteriorati negli ultimi anni. Con l'Ungheria destinata a ricoprire la Presidenza del Consiglio dell'UE da luglio a dicembre 2024, i deputati hanno espresso forti preoccupazioni su come la Presidenza ungherese influenzerà il lavoro legislativo del Consiglio e potrà garantire la continuità dell'agenda dell'UE e le buone relazioni del Consiglio con le altre istituzioni dell'UE. Essi ritengono che l’Ungheria sia una minaccia sistemica per i valori di cui all'articolo 2 TUE e un evidente rischio di violazione grave dei suddetti valori. L’articolo 7 del trattato sull’Unione europea prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’Unione europea, come il diritto di voto in seno al Consiglio dell’Unione europea, qualora un paese violi gravemente e persistentemente i principi su cui si fonda l’UE, come definito nell’articolo 2 del trattato sull’Unione europea.
Nella Unione europea vige il principio di umanizzazione della pena e l’art. 3 CEDU sancisce uno dei valori fondamentali di tutte le società democratiche in quanto vieta in termini assoluti la tortura e le pene o i trattamenti inumani o degradanti, indipendentemente dai comportamenti della persona interessata. Tale disposizione impone allo Stato di assicurare che le condizioni detentive siano compatibili con il rispetto della dignità umana, che le modalità di esecuzione della pena non sottopongano l’interessato ad un disagio o ad una prova d’intensità superiore al livello di sofferenza che discende, inevitabilmente, dallo stato di privazione della libertà personale e che, tenuto conto delle esigenze pratiche della reclusione, la salute ed il benessere del detenuto siano adeguatamente garantite.
La Commissione europea ha chiesto che l'uso della custodia cautelare venga limitato come extrema ratio e che il carcere preventivo vada accompagnato da revisioni periodiche.
L’ Unione europea prevede misure particolari per le donne e le ragazze, le persone Lgbtiq, i cittadini stranieri, le persone con disabilita e altri detenuti vulnerabili. Ciò che non sta accadendo per Ilaria Salis.
L’Ungheria e lo Stato UE con la piu alta percentuale di persone in carcere rispetto alla popolazione. La lunghezza delle pene detentive e superiore alla media europea. Dal 2011 il governo attenta costantemente all’indipendenza della magistratura. Perciò il tema della inosservanza dei principi del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto e per la UE un problema grave. Ciò ha portato al congelamento dei fondi di coesione alla fine del 2022.
Inoltre, il Paese magiaro e fra i peggiori nell’ Unione europea per utilizzo dello strumento della custodia cautelare. A pagarne le spese in questo caso e la nostra connazionale ingiustamente detenuta nelle carceri di Budapest.
Per questo e importante far sentire la propria voce, soprattutto perché siamo suoi concittadini italiani ed europei, fortemente motivati a vedere attuata nei suoi confronti l’osservanza dei diritti inviolabili della persona e il rispetto della sua dignità. Si spera che la Presidente del Governo, Giorgia Meloni, in coerenza alla sua dichiarazione, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, con la quale ha definito la Shoah un crimine “nazifascista”, faccia pressioni sul suo alleato ungherese affinché Ilaria sia liberata e venga mandata in Italia, visti i fatti della quale e ingiustamente accusata. Il Partito democratico non rimarrà a guardare ma agirà, vigilerà e continuerà a battersi per garantire giustizia e la piena applicazione e tutela dei diritti inviolabili della persona per Ilaria Salis.
27 gennaio 2024
Il processo contro Ilaria Salis si apre fra qualche ora a Budapest, esattamente quarantotto ore dopo il Giorno della Memoria, dedicato alle vittime dell'Olocausto. A Budapest Ilaria è difesa dall'avvocato György Magyar, con alle spalle una lunga storia di attivista per i diritti civili. Si tratta di un'udienza tecnica a porte aperte, dove, come già anticipato dall’ANSA, il pubblico ministero ungherese chiederà per la Salis, trattata come una terrorista, la condanna a undici anni di carcere e lei si dichiarerà innocente. Sono presenti la famiglia e rappresentanti del corpo diplomatico italiano. Ilaria, monzese di origini sarde, di 39 anni, insegnante a Milano, è da un anno detenuta nel carcere di Budapest, in attesa di giudizio. Lei è stata arrestata l’11 febbraio 2023 con l’accusa di aggressione nei danni a due manifestanti mentre partecipava a una manifestazione in risposta al Tag der Ehre, un raduno di gruppi neonazisti, non solo ungheresi ma anche polacchi e tedeschi, che si svolge ogni anno a Budapest. Il Tag der Ehre celebra il Giorno dell’Onore , una manifestazione annuale non autorizzata, ma purtroppo tollerata dal governo di Viktor Orban, in memoria dei caduti della Wermacht e SS durante la seconda guerra mondiale. Durante questa illegale celebrazione alle persone migranti viene consigliato di restare in casa durante la manifestazione neonazista, per evitare il rischio di attacchi xenofobi. I magistrati la accusano anche di far parte di Hammerbande, il movimento tedesco che si propone di "assaltare i militanti fascisti". Lei, però, ha sempre negato tutte le accuse. Il padre della giovane donna parla dell’assurdità delle contestazioni e chiede che l’opinione pubblica sappia come realmente siano andate le cose.
La senatrice Ilaria Cucchi ha invitato il padre della maestra in Senato per una conferenza stampa e per porre all’attenzione dell’opinione pubblica le condizioni disumane di detenzione di sua figlia, della sua sorte e chiedere al Governo un intervento a favore della nostra concittadina. La sua carcerazione è un inferno: privata dei più elementari diritti umani come l’igiene personale e la comunicazione con i propri famigliari, vive in un luogo angusto al limite della sopravvivenza. Per sei mesi non ha potuto vedere e né sentire la sua famiglia. Attualmente può parlare con essa settanta minuti a settimana. Dopo l’arresto Ilaria è stata portata in questura dove sono stati sequestrati i suoi vestiti, dandole in cambio abiti sporchi di altre persone e un paio di stivaletti usati con tacco a spillo, nemmeno della sua taglia. Cosi abbigliata ha dovuto presentarsi alla udienza di convalida. E’ stata chiusa in una cella di tre metri quadrati, in isolamento, senza cambi di vestiti, senza assorbenti, senza contatti con l'esterno.
Il primo pacco con abiti e biancheria puliti le è stato consegnato dopo circa un mese e mezzo dall’arresto. Il primo interrogatorio è stato fatto il 28 febbraio 2023 senza la presenza di avvocato e interprete. Ha dormito su un materasso pieno di zecche in un ambiente popolato da scarafaggi e topi. Una lettera dell'imputata nei mesi scorsi aveva descritto le dure condizioni di detenzione in un regime carcerario assimilabile, spiega l'avvocato difensore Eugenio Losco, a quello di massima sicurezza italiano.
Le sue condizioni detentive sono disumane e minano la sua persona sia dal punto di vista mentale e sia fisico. Le Autorità magiare non spiegano il perché di tale trattamento. In Ungheria, purtroppo, pur essendo un Paese della Unione Europea vige un regime semi-autoritario, guidato dal governo di estrema destra del premier Viktor Orban che e stato già condannato dalla Corte europea per gravi violazioni dei diritti dei carcerati . L’ Ungheria è finita al centro delle polemiche per questioni legate al rispetto dello stato di diritto.
Tutto cio che sta succedendo a Ilaria ha dell’incredibile. E’ stata promossa una raccolta firme su change.org. che ha superato 30mila adesioni per chiedere di trasferire Ilaria Salis in Italia. Il sindaco di Monza di è messo a disposizione per fare da tramite con il Ministero degli Esteri e altre Istituzioni utili alla causa. Morgan e Pippo Civati, ex studenti dello stesso liceo Zucchi frequentato da Ilaria, si stanno attivando per ottenere la sua libertà.
Zerocalcare ha realizzato un racconto dei suoi, di quelli che vanno dritti: si intitola «In fondo al pozzo». Nel fumetto, pubblicato sulla rivista Internazionale, racconta il coraggio di chi si assume la responsabilità di prendere una posizione: «Meritano rispetto i dubbi e l'irrequietezza di tutti quelli che, di fronte all'ingiustizia, cercano il loro modo di stare dalla parte giusta della Storia. Chi invece si sente tranquillo e pieno di certezze, da che parte della Storia sta?».
Ilaria Salis, come innanzi scritto, è difesa da György Magyar, uno dei più noti avvocati penalisti ungheresi, oltre che attivista per i diritti civili e più volte impegnato in politica a Budapest. Lui riferisce che la donna è accusata di aver tentato di ferire tre persone, causando loro lesioni personali, cosa che, secondo l’accusa, ha commesso da appartenente a un’organizzazione criminale. Secondo la Procura ungherese le ferite non erano gravi, ma potenzialmente mortali. La pena per reati che mettono in pericolo la vita è elevata e qui la situazione della donna è ulteriormente aggravata dalla accusa di coinvolgimento in un’organizzazione criminale, motivo per cui la procura ha proposto una punizione così severa. Non è stato dimostrato che Salis abbia commesso questi crimini, non vi era alcuna possibilità che le lesioni fossero mortali e non c’è alcuna organizzazione criminale coinvolta. Eppure, rischia una condanna pesante. Dopo la conferenza organizzata da Ilaria Cucchi e l’intervento del padre della Salis alla trasmissione di La7 “Piazza pulita”, finalmente la diplomazia ha cominciato a muoversi. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles del 22 gennaio 2024, ha dichiarato di aver sollevato la questione con il collega magiaro, chiedendo che venga riservato alla maestra monzese un trattamento rispettoso delle regole e della dignità della persona ed eventualmente, trovare soluzioni alternative alla detenzione in carcere come quella degli gli arresti domiciliari.
Oltre a denunciare le condizioni disumane in cui Ilaria vive, la famiglia chiede che il Governo italiano si adoperi per il rimpatrio della figlia, affinché possa attendere in Italia, in condizioni dignitose, lo sviluppo della faccenda giudiziaria.
I legali difensori italiani, Eugenio Loasco e Mauro Straini, hanno detto di non essere a conoscenza di trattative diplomatiche, ma hanno confermato che l’obiettivo è sempre stato quello di riportare Ilaria a casa.
Il governo Meloni, nella figura del ministro della giustizia Carlo Nordio, ha incontrato il padre Roberto Salis il 19 gennaio 2024.
Al centro della riunione si è parlato delle strategie da mettere in campo per ottenere il trasferimento di Ilaria nel nostro Paese durante la carcerazione preventiva. Sono state fatte alcune ipotesi di lavoro assieme a Nordio e ad alcuni tecnici del ministero che Salis tiene a riserbo. L'idea della famiglia è quella di spingere per cambiare la misura cautelare del carcere in attesa della sentenza perché i tempi dei procedimenti in Ungheria possono essere lunghi se si dovessero affrontare i tre gradi di giudizio. Secondo la difesa, il caso è stato gestito in modo sproporzionato: gli aggrediti sono stati dimessi dall'ospedale con prognosi, rispettivamente, di cinque e otto giorni. Con questi parametri, in Italia si agisce con la querela di parte perché si possa avviare un procedimento. Gli stessi hanno promesso di vendicarsi in strada. «Per tre mesi sono stata la compagna di cella di Ilaria Salis. Topi, piccioni, cimici, catene, maltrattamenti e botte, lì dentro abbiamo visto di tutto, e un posto fuori dal mondo pieno di cose storte. E lei ha paura di restarci per sempre». Carmen Giorgio, 43 anni, bresciana, dal carcere di massima sicurezza di Bucarest in cui e rinchiusa anche la maestra antifascista di 39 anni, e uscita da poco con una condanna e un foglio di via. “Riportare in Italia Ilaria Salis e sottrarla alle condizioni di carcerazione estrema cui e sottoposta in Ungheria”. Questa la richiesta contenuta in una lettera aperta indirizzata al ministro Antonio Tajani e inviata dagli europarlamentari del Partito democratico insieme ai colleghi del Movimento Cinque Stelle, Italia Viva, + Europa e al Partito dei Verdi di cui primi firmatari sono Brando Benifei, capodelegazione eurodeputati Pd, e Massimiliano Smeriglio (S&D). Si sono mobilitati anche i parlamentari italiani tra cui Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi-Sinistra) e Lia Quartapelle (Pd), Ivan Scalfarotto di Italia Viva e Benedetto Della Vedova di +Europa. Ancora più ampio il movimento d'opinione su media e reti sociali. Le buone relazioni tra la leader di Fratelli d'Italia e il premier magiaro Viktor Orbán potrebbero diventare un elemento cruciale nel complicato caso, che si pone all'intersezione tra diritto nazionale e normative europee, e mette in risalto l'ampia discrezionalità lasciata agli Stati dagli accordi continentali.
L’ Ungheria è uno Stato che appartiene all’ Unione europea ed è quindi soggetta all’osservanza dei dispositivi normativi europei. Per quanto la pena, in particolare quella detentiva, nella sua concreta esecuzione, immette la persona in un sistema coercitivo sottoponendola a limiti che comprimono alcune delle sue principali prerogative, tra cui in primis la libertà di movimento, riducendo “lo spazio” entro cui può trovare sviluppo la sua personalità, l’elaborazione giuridico-sociale dell’ultimo secolo ha eretto dei significativi argini alla sua naturale brutalità. L’ attuale patrimonio costituzionale europeo si basa sul principio secondo cui è fatto divieto di prevedere ed eseguire pene che offendano la dignità della persona in vinculis; divieto inderogabile che determina la messa al bando delle pene corporali e delle altre misure che comportino un eccessivo contenuto di sofferenza fisica e psicologica nonché il divieto di tortura e trattamenti inumani, degradanti e umilianti che causano grave sofferenza psico-fisica. Il principio di “umanizzazione”, nel momento di esecuzione della pena, non deve mai mancare e vanno tutelati in ogni caso i diritti inviolabili, anche nella particolarissima condizione di restrizione detentiva. Le differenti tipologie sanzionatorie devono sempre rivelarsi compatibili con il rispetto della dignità della persona. Nel nostro ordinamento giuridico, al pari che negli ordinamenti degli altri Stati europei, seppur con gradazioni differenti, vige il principio secondo cui, per garantire i diritti fondamentali, è necessario che la pena incida soltanto su alcune componenti della libertà del detenuto, consentendo per il resto alla personalità di quest’ultimo di svilupparsi coerentemente con l’esercizio dei diritti di cui è titolare. In tutti gli ordinamenti europei è sancito il principio del riconoscimento e della tutela dei diritti fondamentali, definiti come inviolabili (art. 2 Cost.); il rispetto di tali diritti, infatti, costituisce la condicio sine qua non sia per l’ammissione di nuovi Stati membri all’Unione europea (articoli 2 e 49 TUE), sia per l’appartenenza al Consiglio d’Europa, sia per l’adesione di uno Stato alla CEDU. Il divieto di infliggere trattamenti contrari al senso di umanità, emerge inequivocabilmente dagli atti europei di carattere costituzionale e “pseudo-costituzionale” quali le Costituzioni nazionali, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nonché dalle più importanti Convenzioni internazionali in materia di diritti umani, tra cui principalmente il Patto internazionale sui diritti civili e politici delle Nazioni Unite del 1966, la Convenzione americana sui diritti umani del 1969 e la Convenzione di New York contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti del 1984. È una vera e propria norma di diritto internazionale consuetudinario a cui deve riconoscersi il rango più elevato e di ius cogens, cioè quello della tutela dei diritti. Gli artt. 3 e 4 della più recente Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (da ora CDFUE) sanciscono un inderogabile divieto di trattamenti inumani e degradanti; unitamente all’art. 1 CDFUE che ribadisce l’inviolabilità della dignità umana. Il valore della dignità umana di ogni individuo deve essere il presupposto fondante per la protezione di tutti (o quasi tutti) i diritti umani. Inoltre, tra diritti umani e dignità umana la corrispondenza è biunivoca, e inequivocabilmente rappresentano i pilastri fondativi della modernità giuridica europea. La politica carceraria dell’Unione europea si rifà al principio personalistico rieducativo della pena ed al valore della dignità della persona detenuta un ruolo cruciale. A tutt’oggi però persistono criticità che ostacolano la piena attuazione di questi diritti inderogabili. L’ Ungheria è un Paese della UE, dove sotto il governo di Viktor Orban, sta vivendo la deriva politica dell’ultradestra e la messa in discussione dei principi fondamentali della democrazia. Nel mese di maggio 2023, il Parlamento europeo ha fatto il punto sull’ulteriore peggioramento dello Stato di diritto in Ungheria. I deputati europei hanno ripetutamente espresso forti preoccupazioni sullo stato dei valori europei in Ungheria, che si sono ulteriormente deteriorati negli ultimi anni. Con l'Ungheria destinata a ricoprire la Presidenza del Consiglio dell'UE da luglio a dicembre 2024, i deputati hanno espresso forti preoccupazioni su come la Presidenza ungherese influenzerà il lavoro legislativo del Consiglio e potrà garantire la continuità dell'agenda dell'UE e le buone relazioni del Consiglio con le altre istituzioni dell'UE. Essi ritengono che l’Ungheria sia una minaccia sistemica per i valori di cui all'articolo 2 TUE e un evidente rischio di violazione grave dei suddetti valori. L’articolo 7 del trattato sull’Unione europea prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all’Unione europea, come il diritto di voto in seno al Consiglio dell’Unione europea, qualora un paese violi gravemente e persistentemente i principi su cui si fonda l’UE, come definito nell’articolo 2 del trattato sull’Unione europea.
Nella Unione europea vige il principio di umanizzazione della pena e l’art. 3 CEDU sancisce uno dei valori fondamentali di tutte le società democratiche in quanto vieta in termini assoluti la tortura e le pene o i trattamenti inumani o degradanti, indipendentemente dai comportamenti della persona interessata. Tale disposizione impone allo Stato di assicurare che le condizioni detentive siano compatibili con il rispetto della dignità umana, che le modalità di esecuzione della pena non sottopongano l’interessato ad un disagio o ad una prova d’intensità superiore al livello di sofferenza che discende, inevitabilmente, dallo stato di privazione della libertà personale e che, tenuto conto delle esigenze pratiche della reclusione, la salute ed il benessere del detenuto siano adeguatamente garantite.
La Commissione europea ha chiesto che l'uso della custodia cautelare venga limitato come extrema ratio e che il carcere preventivo vada accompagnato da revisioni periodiche.
L’ Unione europea prevede misure particolari per le donne e le ragazze, le persone Lgbtiq, i cittadini stranieri, le persone con disabilita e altri detenuti vulnerabili. Ciò che non sta accadendo per Ilaria Salis.
L’Ungheria e lo Stato UE con la piu alta percentuale di persone in carcere rispetto alla popolazione. La lunghezza delle pene detentive e superiore alla media europea. Dal 2011 il governo attenta costantemente all’indipendenza della magistratura. Perciò il tema della inosservanza dei principi del rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto e per la UE un problema grave. Ciò ha portato al congelamento dei fondi di coesione alla fine del 2022.
Inoltre, il Paese magiaro e fra i peggiori nell’ Unione europea per utilizzo dello strumento della custodia cautelare. A pagarne le spese in questo caso e la nostra connazionale ingiustamente detenuta nelle carceri di Budapest.
Per questo e importante far sentire la propria voce, soprattutto perché siamo suoi concittadini italiani ed europei, fortemente motivati a vedere attuata nei suoi confronti l’osservanza dei diritti inviolabili della persona e il rispetto della sua dignità. Si spera che la Presidente del Governo, Giorgia Meloni, in coerenza alla sua dichiarazione, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, con la quale ha definito la Shoah un crimine “nazifascista”, faccia pressioni sul suo alleato ungherese affinché Ilaria sia liberata e venga mandata in Italia, visti i fatti della quale e ingiustamente accusata. Il Partito democratico non rimarrà a guardare ma agirà, vigilerà e continuerà a battersi per garantire giustizia e la piena applicazione e tutela dei diritti inviolabili della persona per Ilaria Salis.
27 gennaio 2024