L’elezione dell’attuale Presidente della Commissione Europea è stato un parto difficile.
Il momento storico ed eccezionale lascia spazio alla battuta, ricordando che si tratta di una madre di sette figli. Dopo essere stata la prima donna a ricoprire l’incarico di Ministro della Difesa nella storia della Germania, Ursula von der Leyen diventa anche la prima donna a ricoprire l’incarico di Presidente della Commissione Europea. E non dovremmo mai dimenticare che per la prima volta è una donna il personaggio chiamato ad operare in un contesto oggettivamente molto più difficile rispetto a quello dei suoi predecessori.
Questa elezione è avvenuta in un momento di particolari criticità. L’elezione dei parlamentari del Regno Unito, per il quale l’iter di uscita con Brexit è tutt’ora in corso dopo il referendum che si è svolto il 23 giugno 2016, è solo uno degli elementi che dimostrano un contesto dirompente.
Siamo anche nel pieno di una crisi istituzionale europea, che si vuole minimizzare, ma che si traduce nella presenza e l’ingresso nel Parlamento Europeo di forze dichiaratamente anti europee che vogliono l’uscita dei loro rispettivi paesi dall’Europa. Senza dimenticare un Parlamento Europeo contrariato dalla maniera nella quale la candidata è stata scelta. Questo, non lo dobbiamo dimenticare.
È stata un’elezione storica, ma sul filo del rasoio (383 a favore, 327 contrari) che non ci deve far abbassare la guardia. Siamo in un periodo storico delicato, come tante volte nel passato dell’Europa. Ci troviamo in un momento di estrema difficoltà, nel quale le forze di disgregazione stanno raccogliendo molti consensi in giro per il continente.
Eletta con pochi voti di scarto, ad Ursula von der Leyen incombe una prossima sfida. Adesso che ha ottenuto il mandato, dobbiamo aspettare il mese di ottobre per vedere come andrà a finire, quando si presenterà con la sua squadra al completo.
Mentre il nuovo avanza e le sfide si fanno ancora più complesse, alcune cose restano invariate. Presi come entità regionale e nell’Italia nel suo insieme, accediamo ancora troppo poco ai fondi europei, che non sappiamo come chiedere, come gestire, come spendere, come rendicontare.
Da come si presentano le cose oggi – e soprattutto dalla crisi del 2008 cominciata negli Stati Uniti – l’Europa non è più, e non può più essere, una questione di problematiche interne. L’Europa è un’organizzazione che subisce fenomeni globali, chiamata a risolvere questioni globali. A questo proposito, bisogna essere chiari con quelli che seguono le sirene del populismo, che approfittano di condizioni economiche difficili alle quali noi pro europei dobbiamo dare risposte.
È vero che il futuro dell’Europa dipende da quello che faremo a livello domestico/interno per garantire pace e prosperità. Ma non bisogna dimenticare che ci sono elementi o vincoli esterni che andranno a determinare che tipo di Europa saremo in futuro.
Ma questo momento difficile dell’Europa ci deve richiamare tutti ai nostri doveri. Donne e Uomini necessari – chiamati ad esercitare con responsabilità la loro capacità di agire in società – per affrontare il futuro, tenendo conto del presente e senza dimenticare il passato.
Frida Paolella
Frida Paolella