Sfide sociali ed economiche: l’orizzonte comune
Lontano dagli occhi e dalle nostre menti, mentre ci stiamo concentrando sulle celebrazioni del centenario dalla fine della Prima Guerra Mondiale a novembre 2018, altrove nel mondo si sta svolgendo il dramma delle migrazioni. E non stiamo parlando di quell’ondata che tocca l’Italia e l’Europa, proveniente dall’Africa.
Sul continente americano, intorno a metà ottobre, è partita una marcia dall’Honduras giunta in Messico. Il corteo non è composto da una sola nazionalità. Ci sono anche honduregni, guatemaltechi e salvadoregni. Molti dicono di essere alla ricerca di un futuro migliore per loro, ma anche per i loro figli. Parlano di posti di lavoro che non si trovano.
La carovana umana, per le forze dell’ordine messicane, risulta al momento inarrestabile.
Più o meno nello stesso periodo in ottobre 2018, alla frontiera tra Serbia e Croazia, la polizia croata ha lasciato passare migranti e rifugiati per indirizzarli verso i centri di registrazione.
Il fenomeno delle migrazioni sta mettendo a dura prova le nostre economie e ultimamente anche le nostre democrazie. Alcuni partiti politici hanno saputo cavalcare l’onda anti migranti per costruirsi un bacino di voti, che permette loro di pesare nelle decisioni a livello politico locale e, in alcuni casi, anche a livello nazionale.
La questione delle migrazioni è come la polvere che non si può più nascondere sotto il tappeto. Deve essere affrontata con coraggio e forse anche con fantasia. Richiede di considerare il nostro modo di guardare al potere e alle democrazie nei paesi di provenienza, alla maniera che proponiamo e distribuiamo i nostri aiuti. Si tratta di moltiplicare i nostri impegni negli aiuti allo sviluppo, per arginare gli arrivi, senza inutili allarmismi e psicosi, che finiscono per generare violenza indiscriminata come si è già verificato in molteplici casi. Spari indiscriminati verso immigrati o bravate di ragazzi irresponsabili contro atlete italiane che dovevano andare a rappresentare l’Italia all’estero.
Guardare verso l’estero non è più solo il compito degli imprenditori marchigiani.
Con gli annunci del ritiro degli Stati Uniti da molteplici trattati internazionali i rischi di instabilità nel mondo aumentano. Pertanto, la “politica” italiana deve aumentare il suo peso a livello europeo, ed ovunque serva, per poter dire la sua nelle questioni internazionali.
Se il mondo è diventato il terreno sul quale le imprese marchigiane devono imparare a giocare, per il mondo politico italiano le sfide sociali future – a partire dalla questione delle migrazioni – impongono di individuare rapidamente una strategia efficace per affrontare quelle che si stanno delineando come delle vere e proprie sfide sia sociali che economiche.
La cornice di riferimento resta quella dei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile ma l’Italia dovrà essere protagonista sicuramente anche nella sfida di conciliare l’invecchiamento della popolazione con la necessità di mantenere un primato imprenditoriale che significa posti di lavoro e nuova occupazione.
A cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, i venti di sfiducia e gli scetticismi sulla possibilità di rendere il mondo un posto migliore non ci devono spaventare. Imprese, amministrazioni locali, regionali, istituzioni e governo nazionali non si possono più tirare indietro e sono chiamate ad affrontare tutte le questioni prioritarie che colpiscono questo mondo in continuo movimento e che si trova in una fase storica di rinnovo permanente.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione e Imprenditorialità PD Marche