Più Europa per difendersi sulla scena mondiale
La campana di allarme suona ancora una volta per chi non vuole considerare l'Europa una grande possibilità per difendere i nostri interessi ed essere presenti su una scena mondiale che vede sempre più l'Asia al centro del mondo non solo economico, ma anche politico.
Ultimamente, come amiamo sempre dire in queste rubriche del PD Marche, il mondo tende a rinnovarsi rapidamente - la nostra particolare tesi è che nel futuro sarà sempre più così - e ad intervalli sempre più ridotti.
Dalle votazioni per Brexit, infatti, che entrerà in vigore il 29 marzo 2019, il mondo è completamente cambiato. E altri eventi sono qui a ricordarci che questo fenomeno continua. In effetti, l'incontro storico del 27 aprile 2018, nella cosiddetta zona demilitarizzata, ad altissimo livello tra le due Coree divise dal 1953, dimostra che qualcosa bolle in pentola in Asia.
la Storia ci indica che quest'area sta guardando ad un futuro dal quale, come singole nazioni, rischiamo di essere tagliati fuori se non manteniamo il peso specifico ottimale che ci fornisce l'Europa.
Segnali di apertura - che facevano pensare ad un rientro dell'allarme sui test nucleari della Corea del Nord - c'erano già stati. Come a gennaio 2018, quando si annunciava la partecipazione di una delegazione del paese del Nord ai Giochi Olimpici invernali organizzati dalla Corea del Sud a PyeongChang dal 9 al 25 febbraio 2018.
Nel nostro paese e nel nostro continente, invece, il peso della nostra Storia e dei vincoli imposti dal vivere - felicemente - in sistemi democratici, fa procedere tutto a rilento e in mezzo a polemiche.
L’Italia, dalle elezioni del 4 marzo 2018, non è ancora riuscita a darsi un governo mentre il paese continua ad avere bisogno - urgentemente - di azioni concrete per rimanere sulla via della ripresa e risolvere i numerosi problemi che periodi di instabilità lunga non fanno che aggravare.
Intanto il primo ministro ungherese Viktor Orbán litiga pesantemente con i parlamentari europei che accusano l'Ungheria di violare alcune norme dei Trattati, ma soprattutto di volersi sottrarre dal principio di solidarietà tra i paesi dell'Unione Europea per la questione della spartizione dei migranti sul proprio territorio in maniera proporzionale.
Quello che ci potrebbe interessare particolarmente, in Italia e nelle Marche, è che non sia da escludere – categoricamente – che i leader coreani, incontratisi per un momento storico, inizino con una collaborazione economica, proprio come lo fecero i primi paesi fondatori dell'Unione.
Questa eventualità potrebbe tradursi nell'istaurazione di una zona economica nella quale si potrebbero incontrare la manodopera del Nord e la tecnologia del Sud delle due Coree.
A quel punto, ci potremmo trovare davanti ad un cambiamento epocale che andrebbe a sconvolgere completamente il mondo industriale europeo e il flusso del trasporto delle merci (e non solo) a livello mondiale.
Fare l'Europa - oggi - significa dunque aprire gli occhi per vedere quello che va e non solo concentrarci sulle difficoltà e su qualche errore del passato da correggere.
Fare l'Europa - oggi - è lavorare per chi è vicino a noi, nelle varie regioni europee, ma significa anche guardare ad un mondo - sempre più lontano da noi - che riesce, malgrado questa distanza, ad avere un'influenza decisiva sulla nostra politica, sulle nostre economie e perfino sui nostri comportamenti individuali.
Ancora una volta, pensiamo bene a che cosa vogliamo fare di questa Europa tanto criticata che qualcuno vorrebbe buttare via “con l'acqua sporca”.
Le Marche non devono cedere all'Euroscetticismo perché in una regione dove si produce di tutto – ricordiamoci in una regione che ha saputo riconvertirsi dai lavori della terra verso una delle zone più imprenditoriali d'Italia e d'Europa – non dobbiamo darci la "zappa" sui piedi.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche