Internazionalizzazione. Francia e Germania segnano il passo della ripresa economica?
La nostra Italia, che si avvia verso le elezioni, non deve ignorare quello che è successo al Summit annuale di Davos - in verità spesso controverso e contestato - questo 24 Gennaio 2018.
Per la prima volta un Capo di Stato francese si presentava al consueto appuntamento in Svizzera al primo anno del suo mandato. Si è pure espresso in lingua inglese, affermando che "la Francia è tornata" sulla scena internazionale.
Per il nostro paese questo è un segnale forte, perché ci dobbiamo ricordare che i nostri cugini transalpini hanno un commercio estero in deficit da anni, mentre il nostro è largamente in positivo e registra anche un record rispetto agli ultimi anni (saldo anno 2016: Francia: - 48,22 miliardi; Italia: + 51.6 miliardi).
Intanto, questa è un'informazione di servizio per tranquillizzare i disfattisti, perché c'è sempre qualcuno che pensa che l'Italia sia un paese finito oppure un luogo nel quale accadono solo cose negative.
Il giovane Presidente francese di 40 anni ha insistito sul fatto di una situazione di "paura” ed “incomprensioni" generate da una globalizzazione "mal governata", altro commento molto interessante per l'economia e le scelte strategiche del futuro dell'Italia.
In effetti, non ci dobbiamo nascondere: abbiamo dei problemi molto seri riferiti alla "gestione dei vincoli ed opportunità offerte dalla globalizzazione".
La crescita economica non è più l'esclusiva dell'Occidente e alcuni mercati sono sempre più lontani da casa nostra. Questo per quanto riguarda alcuni vincoli.
Poi, per quanto riguarda le opportunità, non abbiamo colto l'occasione per aumentare il numero degli esportatori abituali, sia per compensare, a beneficio delle imprese, il crollo del mercato interno e la diminuzione del gettito fiscale, sia – e soprattutto – per salvare così migliaia di posti di lavoro.
Non so per gli altri, ma alla luce di questa situazione, il PD Marche deve, senza alcun dubbio e senza alcun timore, schierarsi in modo chiaro ed inequivocabile per una politica che deve puntare ad aiutare le imprese.
Anche questa è "un'eccezione marchigiana".
La Germania, invece, è arrivata in Svizzera con la sua Cancelliera Angela Merkel in modalità "profilo basso" visto che, dalle ultime elezioni legislative del 24 settembre 2017, il paese più popoloso d'Europa e la più forte economia del continente non riesce ancora ad esprimere un nuovo governo. Altra informazione di servizio.
Angela Merkel non si è tuttavia tirata indietro. Ha criticato in maniera poco velata i dirigenti della prima economia al mondo, indicando chiaramente la posizione del suo paese a favore del multilateralismo invece del protezionismo; ha tessuto le lodi della cooperazione internazionale, ha parlato del problema del riscaldamento globale ed ha richiamato la necessità di risolvere i problemi del pianeta, principi negati o contro i quali si è schierato in maniera chiara l’attuale governo degli Stati Uniti. Il populismo è stato definito un “veleno”.
Quali lezioni possiamo trarre da queste azioni e dichiarazioni di due leader di paesi europei nostri partner?
Dal giovane presidente francese, intervenuto anche in lingua inglese, dobbiamo seguire la via ed il richiamo ad un maggiore impegno delle multinazionali italiane, che devono e possono fare di più per migliorare le condizioni dei giovani e delle popolazioni dei paesi nei quali lavorano. La proposta di investire un euro in educazione per ogni euro investito nelle attività principali delle multinazionali non è da respingere. Ne va della stabilità di questi paesi nel lungo termine e sarebbe un passo concreto per cominciare a lavorare sulle vere cause che spingono i migranti economici a lasciare i loro paesi.
Quale lezione possono trarre le Marche da questi interventi prima di lanciarci in un processo elettorale che dovrà aprire su decisioni politiche future a favore della nostra regione e per il nostro paese?
Alla luce di queste enunciazioni sugli intenti di due grandi paesi europei, osservando la situazione di un mondo che si rinnova continuamente, che continua a correre senza aspettarci, sappiamo già da oggi che abbiamo la possibilità di operare diversamente.
Sappiamo che abbiamo la possibilità di AGIRE, affinché aziende e multinazionali marchigiane utilizzino la "Responsabilità Sociale di Impresa" come fattore del loro sviluppo e di espansione a livello internazionale. In questo modo potranno contribuire a migliorare le condizioni di vita di una moltitudine di persone in giro per il mondo.
In effetti - come già indicato dal PD Marche in un articolo del 2016 - secondo quanto dibattuto alla Conferenza Internazionale dello Sviluppo di Addis Abeba del 2015, la disponibilità di fondi per l'aiuto allo sviluppo stimata nel 2014 era di 135 miliardi. Ma sappiamo, altrettanto, come indicato in quella stessa sede dal Presidente della Banca Mondiale (Jim Yong Kim) che manca una somma esorbitante per coprire il fabbisogno finanziario reale che - invece - si aggira intorno ai 1.000/1.500 miliardi ogni anno.
L'internazionalizzazione e la Responsabilità Sociale delle Imprese marchigiane possono pertanto diventare un fattore di sviluppo necessario ed utile alla collettività in Italia e all'estero se prendiamo in considerazione che entrambi i fattori ci offrono la possibilità e, dalle nostre parti, ci mettono nelle condizioni di riportare rapidamente gli operai nelle fabbriche.
I nostri lavoratori marchigiani sono stanchi di protestare nelle piazze e preferiscono ormai ritrovare l'unica cosa in grado di restituire loro una dignità, cioè un posto di lavoro. Neanche i pensionati fanno più i cortei a Roma e la protesta di tutti si è ormai trasformata nel NON votare.
Infine, tendiamo a dimenticare che l'internazionalizzazione delle imprese marchigiane ed il maggior impegno nella Responsabilità Sociale a scopo benefico sono anche in grado di avere un effetto indiretto sulla gestione del problema della fuga dei rifugiati economici dai loro territori martoriati, fenomeno sul quale i populismi continuano a speculare continuamente, ma senza proporre soluzioni che esistono e che - nelle Marche - siamo in grado di mettere in atto rapidamente.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche