Imprese e imprenditorialità marchigiana: l’obbligo di rimanere a galla
Per chi avesse ancora dei dubbi su ciò che rappresenta la nostra Europa di Pace e Prosperità, basta guardare quello che è successo alla Casa Bianca a Washington al termine dell’incontro del 25 luglio 2018 tra il Presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker e il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
È vero che le elezioni di un metà mandato ormai alle porte e l’avvicinarsi dell’inizio della campagna elettorale per ottenere un secondo mandato hanno avuto un’influenza sul risultato dei negoziati. Ma alla Casa Bianca stanno uscendo dalla politica degli annunci e si stanno mettendo al lavoro, soprattutto quando si trovano davanti a partner di peso come l’Unione Europea.
In casa nostra – invece – continuiamo a perdere tempo. Come negli anni Novanta del secolo scorso, quando le aziende degli altri paesi, da una parte, conquistavano il mondo e, dall’altra, contribuivano contemporaneamente a far uscire milioni di persone dalla povertà.
Oppure, stiamo dormendo come nei primi anni del Duemila, quando il mondo si lanciava su Internet, con la grave conseguenza che, fino ad oggi, continuiamo ancora ad avere delle imprese marchigiane “vicine allo zero digitalizzazione”. Basti citare un dato riferito alla digitalizzazione nelle Marche su dati Istat 2016: nel 2014, nelle Marche, tra le imprese con almeno 10 addetti (95% del totale) solo una impresa su tre acquista servizi di cloud computing collocando le Marche al penultimo posto nella graduatoria delle regioni italiane.
Oppure ancora, stiamo dormendo come dopo la crisi del 2008, quando le imprese più grandi, più strutturate o semplicemente con una gran fame di crescere, si sono buttate sull’internazionalizzazione, cambiando strategia per non morire.
Le polemiche del cosiddetto “aereo di Stato Air Force Renzi”, hanno sfiorato un tema delicato che abbiamo l’obbligo di affrontare.
Siccome i problemi strutturali delle aziende marchigiane ed italiane non sono spariti (passaggio generazionale, scarsa digitalizzazione, difficoltà di accesso al credito, piccola dimensione, sfida manageriale, ecc), la questione dell’internazionalizzazione delle imprese come principale obiettivo strategico e l’accompagnamento anche istituzionale in massa delle imprese sono questioni importantissime che restano sul tavolo.
Va bene risparmiare soldi, purché il Paese ne possa trarre beneficio. Ma a questo punto, bisogna anche trovare una valida alternativa alla scelta, legittima da parte di chi governa, di cancellare un’opportunità storica come quella di vedere le aziende italiane muoversi all’estero in modalità “sistema”, senza contare l’effetto di ritorno positivo sui prodotti e sulle aziende italiane rimaste a casa.
L’obiettivo del PD Marche non è qui alimentare polemiche o prendere le difese di una scelta, legittima a suo tempo, che è necessità vitale per le imprese.
Il PD Marche è qui per fornire idee e proporre soluzioni. L’accompagnamento delle imprese marchigiane ed italiane rimane strettamente legato alla strategia di internazionalizzazione delle imprese.
Tolto uno strumento, non significa che ci dobbiamo arrendere. Ma questo significa, più che mai, che serve un luogo.
Serve un luogo nel quale le imprese, non più in grado di andare in massa verso i propri mercati, possano invece imparare cose nuove, farsi conoscere e riconoscere, attrarre altre imprese, finanziatori o stati interessati alla nostra creatività, ai nostri prodotti e servizi, ai nostri manager e alle nostre risorse umane motivate e qualificate.
Questo luogo è il Centro di Imprenditorialità Diffusa che oggi – più che mai – in assenza dello strumento proattivo o la strategia efficace di andare verso il mercato e i clienti, diventa priorità assoluta per far restare a galla un sistema economico marchigiano con numeri da primati ma che, a causa di problemi strutturali ai quali aggiungere il fenomeno straordinario del terremoto, mostra qualche difficoltà.
Tutto ciò, per restare tra i protagonisti in questo contesto economico globale, sempre più competitivo e sempre più complesso, nel quale l’Europa – ricordiamo - è riuscita a disinnescare la bomba delle guerre dei dazi.
Frida Paolella
Responsabile Europa, Internazionalizzazione
e Imprenditorialità PD Marche