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Imprenditorialità. Aiutare le imprese non è un dovere costituzionale?

Imprenditorialità. Aiutare le imprese non è un dovere costituzionale?

Imprenditorialità. Aiutare le imprese non è un dovere costituzionale?

 

Le Marche e l’Italia sono ad un bivio. Il fatto positivo è che, ormai, la ripresa economica è visibile quasi ovunque in Europa.

Tuttavia altri eventi, che si svolgono lontano dai cortili di casa nostra, devono cominciare a destare la nostra preoccupazione, provocare una rapida reazione e, in alcuni casi, dovrebbero spingerci ad avere anche uno scatto d’orgoglio.

Prima di tutto perché il cuore pulsante delle Marche è costituito da imprese.

In particolare, possiamo citare il caso dell’India. In un rapporto del British Institute "Centro per l'Economia e Business Research (CEBR)”, società di consulenza con sede a Londra, l'economia dell'India - paese con oltre un miliardo e 300 mila persone – entro il 2018 dovrebbe raggiungere il quinto posto mondiale, superando così Francia e Regno Unito.

Questo ed altri sono tra quegli eventi mondiali di grandissima importanza che - oggi - magari in Italia ignoriamo, ma che rischiano - domani - di metterci in difficoltà.

E qualche bruciatura del passato si può ancora vedere sul corpo martoriato dell'economia del nostro paese.

Così è successo per il nostro fallimento nel non aver cavalcato la prima ondata dell'internazionalizzazione - quando c'è stato il crollo del Muro di Berlino - e noi eravamo invece impegnati a ricostruire una classe politica da zero, anziché attivare una politica istituzionale di spinta delle piccole e piccolissime imprese verso l'apertura internazionale.

Così è successo per il mancato decollo della digitalizzazione negli anni 2000, per la quale oggi paghiamo un caro prezzo, nonostante il ruolo importante dell’Italia sia nelle invenzioni che nelle scoperte e le potenzialità dello sviluppo delle Nuove Tecnologie di Informazione e di Comunicazione (NTIC).

Già in quella fase il mondo aveva "fame di Made in Italy" e le nostre quote di allora, oggi, ce le siamo dovute dividere con vecchi attori e nuovi concorrenti internazionali, tra i quali spiccano anche i paesi emergenti. Uno dei settori emblematici, per esempio, è il settore della moda, nel quale le nostre imprese sono cresciute meno in valori assoluti e meno velocemente - in fattore tempo - rispetto a quelle degli altri paesi, come accaduto, tanto per fare qualche nome, alla Spagna o alla Francia.

Noi - in Italia - eravamo occupati in lotte intestine tra partiti dello stesso schieramento, nella difesa di interessi di parte o addirittura di interessi individuali di personalità o di gruppi politici.

Poi, dagli Stati, è arrivata la crisi del 2008 facendo crollare le nostre ultime illusioni e certezze. Il resto è Storia.

Oggi, abbiamo di nuovo qualche nemico che rischia - ancora una volta - di renderci ciechi davanti alla realtà di un mondo che continua a correre. Adesso, sono le elezioni del 2018 che sembrano essere – e si punta erroneamente a presentarle – come la madre di tutte le battaglie politiche di tutti i tempi da quando l’Italia è una Repubblica. Il nostro secondo nemico è il populismo, in quanto presenta false situazioni alla popolazione, guadagna voti, ma per essere subito dopo smentito dalla realtà.

Qui il vero punto è uno solo, almeno per le Marche. Fino a prova contraria, da quando abbiamo smesso di essere impegnati nei lavori della terra e siamo diventati “metalmezzadri”, abbiamo bisogno di un lavoro per continuare a vivere in maniera dignitosa.

Dobbiamo tornare ai fondamentali e costatare – come non ha mai mancato di far notare il PD Marche – che la spina dorsale del nostro sistema economico regionale si regge sulle piccolissime e piccole imprese. Sono loro che creano lavoro e sono loro che ci possono far uscire dal torpore della crisi.

Se per alcuni di noi le imprese possono rappresentare un problema, perché considerate lo strumento con il quale agiscono “i capitalisti” o “gli sfruttatori”, rispondiamo loro in una maniera semplice e chiara. Con numeri oggettivi.

Nel 2016 le imprese marchigiane sono in prevalenza micro: quasi il 95% delle imprese ha meno di 10 addetti. In più, abbiamo un patrimonio di oltre 150.000 imprese di cui circa 45.000 artigiane e circa 20.000 manifatturiere. Donne (tasso di disoccupazione salito al 12% nel II trimestre 2017) e giovani disoccupati, che sono a casa o che fuggono all’estero, non sono sfruttati da nessuno.

A quelli più ragionevoli, il PD Marche fa una proposta semplice. Applicare la Costituzione per far tornare l’occupazione sul nostro territorio. Motivo in più per AGIRE velocemente è che la libera iniziativa economica si differenzia dalle altre libertà fondamentali, in quanto tale libertà non può essere esercitata tenendo conto dei soli interessi dell’imprenditore, ma deve considerare anche quei soggetti sui quali si possono riflettere le scelte aziendali.

La Costituzione della Repubblica italiana, all’art. 41, recita: “l’iniziativa economica privata è libera”, riconoscendo così il diritto di ogni cittadino ad intraprendere un’attività economica o meglio il diritto di diventare imprenditore. Il Codice Civile, invece, all’art. 2082, definisce la figura dell’imprenditore e non quella dell’impresa. Viene così anteposta la persona che esercita l’impresa e non l’organizzazione di per sé.

Ricordato il dovere costituzionale, nelle Marche abbiamo delle imprese che possono mostrarci la via per la conquista del mondo. Ma considerando che la nostra società cambia rapidamente e mostra gravi problemi che necessitano di interventi rapidi ed efficaci, abbiamo anche bisogno di imprese che svolgano la loro attività di Responsabilità Sociale.

Ma, soprattutto, nelle Marche abbiamo bisogno delle imprese per far tornare il lavoro, l’unico elemento in grado di restituire dignità ai marchigiani e agli italiani, nonché di mettere fine all’emorragia di fuga da un paese di piccole imprese e che continua a rifiutarsi di mettere a frutto le proprie bellezze e il proprio saper fare.

Frida Paolella

Responsabile Europa, Internazionalizzazione

e Imprenditorialità PD Marche 

PD Marche
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Tel. (+39) 071 2073510

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